Può essere soppresso, a Fiorano, il bene paesaggistico Rio Corlo?

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I corsi d’acqua pubblici sono beni paesaggistici, tutelati non solo in sé ma pure nel loro alone, misurato in 150 metri dalle opposte sponde. In questi spazi a lato dei corsi d’acqua non è in assoluto vietata l’edificazione e alla Soprintendenza è rimessa la valutazione di compatibilità paesaggistica di ogni intervento di modificazione del luogo. E dunque in rapporto alla specifica concreta situazione ambientale può essere ammessa una appropriata edificazione, secondo il motivato apprezzamento discrezionale della Soprintendenza. Ma ciò che in assoluto non può essere consentito (e dunque neppure la Soprintendenza può autorizzare) è la soppressione dello stesso bene paesaggistico, come è certamente la copertura del corso d’acqua (il suo tombamento, come si dice con espressione sinistra), la scomparsa dalla vista di questo essenziale elemento di strutturazione del territorio.

E’ quanto è stato fatto e si sta ancora facendo a Fiorano Modenese dove, nell’ambito dei lavori di ampliamento di un opificio industriale, oltre 430 metri del corso di Rio Corlo sono condannati a scomparire dentro la tubazione scatolare in cemento armato. Il Rio Corlo, diciamo subito, è sicuramente soggetto a tutela, perché la Regione Emilia Romagna non lo ha compreso nell’elenco dei corsi d’acqua privi di rilevanza paesaggistica pubblicato nel 2000 e di recente confermato (delibera della Giunta regionale 4 febbraio 2019); né nell’agosto 1985 erano state concretamente realizzate in quell’ambito le previsioni urbanistiche di zona allora vigenti (speciale esclusione dalla tutela disposta dall’art.142, comma 2/b, del codice dei beni culturali e del paesaggio). 

Sappiamo che la Soprintendenza, sentita dalla conferenza di servizi diretta all’accordo di programma su quel complesso intervento urbanistico (l’ampliamento dello stabilimento industriale), espresse ripetutamente parere contrario alla copertura di Rio Corlo e dunque deve escludersi che a due anni di distanza abbia oggi messo il sigillo sulla sua cancellazione dal paesaggio (né lo avrebbe potuto, come si è detto).

Costringere il Rio Corlo nel cemento della tubazione scatolare non è soltanto un’opera illegittima (contro la disciplina di tutela del paesaggio, valore primario che ha protezione costituzionale nell’art.9), ma è un comportamento illecito, dal codice (art.181) sanzionato penalmente come reato.

Modena, 20 agosto 2019