Ex AMCM: il Consiglio comunale riadotta il piano annullato dal TAR

Italia Nostra, con il documento riportato qui sotto, aveva segnalato al Consiglio Comunale che il nuovo piano attuativo per il comparto  dell’ex AMCM, presentato dall’Assessore, riproduce, pressoché tale e quale, con gli stessi vizi di illegittimità, quello annullato dal Tribunale Amministrativo e dunque si espone alla medesima sanzione. La maggioranza del Consiglio (significative alcune assenze) ha approvato la nuova adozione che elude palesemente l’obbligo di ottemperare alla decisione del giudice amministrativo.

Per l’AMCM un piano urbanistico attuativo fotocopia di quello annullato dal TAR su ricorso di Italia Nostra. Per un annullamento fotocopia?

Lo dice la premessa della proposta delibera. A questo rinnovato PUA, che è divenuto anche piano di recupero, la giunta è stata indotta (“… e pertanto …”)  dalla sentenza del TAR Emilia Romagna che ha annullato, accogliendo il ricorso di Italia Nostra, quello (variante dell’originario del 2004) approvato nel dicembre 2009. E ha annullato anche, ricordiamo noi, la deliberazione della giunta, dunque illegittima, che si è affrettata a far demolire due edifici dello storico insediamento delle municipalizzate. Proprio nel breve intervallo tra decisione e deposito della sentenza, questa volta del TAR Lazio, che riapriva il procedimento di verifica dell’interesse culturale degli stessi due edifici. “Barbara demolizione estiva”, “Vandali in casa” (ricordando Cederna), “Come i più cinici palazzinari”, protestò Italia Nostra.

E se è stata la subìta sentenza del TAR Emilia Romagna  a rimettere in discussione la sorte di questo sfortunato comparto, sarebbe stato allora prudente leggere  attentamente la sua motivazione per non esporre il rinnovato PUA alla stessa  sanzione di annullamento. Ma nella “motivazione della variante” (pag.8 della relazione di sintesi alla commissione SETA) il riferimento alla sentenza è meramente formale, mentre le introdotte (minime) modificazioni sono giustificate soltanto dalla asserita “inattualità” (in ragione della “perdurante e sfavorevole congiuntura economica”) del “quadro economico/finanziario del Piano previgente”, e “la revisione complessiva delle scelte urbanistiche” (rimaste a ben vedere pressoché invariate) è misurata, così si afferma, sui “contenuti essenziali” del “Contratto di valorizzazione urbana” con il quale l’amministrazione comunale ha inteso partecipare alla selezione del “Piano Nazionale per la città” indetto dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti (deliberazione della giunta n.457 del 2 ottobre 2012). Ma non è neppure certo che nella legge di stabilità sia conservato il relativo finanziamento.

Sono, già si è detto, minime modificazioni (salvato il Cinema Estivo e la lunga stecca traversa dell’edificio residenziale è stata spezzata in due segmenti per meglio contornare la “piazza” centrale), perché il carico urbanistico in residenza e funzioni terziarie è rimasto invariato, così pure l’assetto planivolumetrico del nuovo edificato e perfino la torre, tredici piani fuori terra, oltre quaranta metri in altezza. Rimane francamente inspiegabile la ragione che ha indotto la giunta a ripetere tal quale la sfortunata prova del piano del 2009.

Basterà richiamare qui il solo rilievo che attiene alla mancata osservanza della prescrizione conservativa (art.2.3) posta dalla norma del piano strutturale per gli ambiti urbani consolidati (nei quali è compresa l’area ex AMCM, zona elementare 421), con riguardo in particolare agli edifici che risalgono all’insediamento di origine (la rimessa dei tram) o ne costituiscano coerenti forme evolutive (come l’ampliamento – anni cinquanta del Novecento – della palazzina uffici), dei quali il PUA 2009 prevedeva la demolizione, poi attuata nei tempi e modi di cui si è detto. E la esigenza di recupero del sistema volumetrico–compositivo dello storico insediamento delle Municipalizzate impone la fedele ricostruzione degli autentici edifici illegittimamente abbattuti.

Nella identica misura del piano annullato, la nuova edificazione prevista dal PUA oggi in discussione (presentato anche nella forma – ulteriore tradito impegno – del piano di recupero) non si uniforma affatto (art.2.3, comma 4) “ai criteri ed alle modalità insediative propri dell’impianto di origine dell’isolato (o del contesto circostante qualora l’isolato in oggetto non presenti elementi di organizzazione riconducibili alle regole insediative generalmente osservate) quali: v. posizionamento del lotto, nella porzione di isolato o nell’isolato; vi. dimensionamento in pianta e in alzato; vii. sistema volumetrico-compositivo;  viii. materiali costruttivi e di rifinitura esterna”. Tutto al contrario, ancora si propone l’inserimento di molteplici volumi, per altro tra loro difformi per dimensione, tipologia, disposizione, del tutto estranei e dissonanti rispetto all’assetto dell’insediamento originario e ai caratteri degli  edifici superstiti, di cui all’evidenza la conservazione è soltanto subìta, perché imposta dall’insuperabile vincolo della istituzione statale di tutela.

Italia Nostra ritiene proprio dovere segnalare alla responsabilità dei consiglieri comunali le ragioni di stretta legalità che si oppongono, a suo giudizio, alla approvazione di un piano proposto in aperto contrasto, come quello annullato, con le vincolanti regole del piano strutturale e come quello esposto all’annullamento del giudice amministrativo.

Modena, 29 ottobre 2013.

Italia Nostra, sezione di Modena