Officine Stanguellini: ricorso

Al Direttore Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee

Dottoressa Maddalena Ragni

Via di San Michele, 22    00153 Roma.

 

Per conoscenza, al Segretario Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Architetto  Antonia Pasqua Recchia

Via del Collegio Romano, 27   00186 Roma

 

AIPAI, Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, con sede in Terni, Piazzale Antonio Bosco, 3/A, nella persona del presidente Renato Covino,

Italia Nostra, associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione, riconosciuta con DPR. n. 1111 del 1958, con sede in Roma, Viale Liegi, 33, nella persona del presidente Alessandra Mottola Molfino,

propongono ricorso amministrativo,

a norma dell’articolo 16 del Codice dei beni culturali e del paesaggio,

avverso il provvedimento del Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna del 14 dicembre 2011 che ha dichiarato “ai sensi degli artt.10 (comma 3, lettera a) e 13 ( comma 1) del citato decreto legislativo 42/2004, l’interesse particolarmente importante dell’immobile denominato Villino Stanguellini e Palazzo della Concessionaria Fiat Stanguellini”, posto in Modena,

per i seguenti

                                               MOTIVI DI LEGITTIMITA’ E DI MERITO

1. Eccesso di potere per illogicità manifesta e contraddittorietà intrinseca al provvedimento stesso, per l’incongruenza in particolare tra gli apprezzamenti della “allegata relazione storico-artistica che fa parte integrante del presente provvedimento” e la riduttiva identificazione dell’“immobile” che forma oggetto della dichiarazione di cui al dispositivo.

2. Erroneo esercizio dell’apprezzamento tecnico – discrezionale del “complesso”, nella stessa relazione descritto come l’unitario risultato di un processo di formazione progressiva che inizia nel 1912, si amplia nel 1926 e, non ancora conclusa la vicenda industriale, “si completa, con la costruzione dell’edificio da adibire a concessionaria delle vetture FIAT” nel 1948, sicché del tutto incongrua (inspiegabile rinuncia al doveroso compito di tutela) è la esclusione dalla “dichiarazione” del nucleo centrale dell’insediamento (la vera e propria “officina meccanica”), costituito dai capannoni originari (1912) e da quelli della addizione del 1926, in aderenza ai quali sarà costruito l’edificio conclusivo della “concessionaria” (1948).

E’ necessario premettere che le associazioni qui ricorrenti avevano assunto l’iniziativa della tutela dello “stabilimento Stanguellini” con la “motivata richiesta” 15 luglio 2010 di Italia Nostra (fondata sull’ allegata ampia documentazione storica, amministrativa e fotografica) alla quale era seguita analoga richiesta dell’AIPAI; e, avendo informalmente appreso che il procedimento era stato avviato, entrambe le associazioni  erano poi intervenute a norma dell’art.9 della legge 241/1990, senza tuttavia ottenere di prendere visione degli atti e neppure di ricevere la comunicazione del provvedimento conclusivo. Di recente hanno rinnovato la richiesta di accesso agli atti e solo il 13 luglio 2012 hanno infine potuto conoscere e prendere copia del provvedimento che nel dispositivo limita la tutela ai due edifici agli estremi opposti del complesso. Privi del rapporto che funzionalmente li lega al più vasto corpo intermedio (l’officina meccanica sorprendentemente esclusa dal vincolo) e dal quale ricavano il loro specifico interesse, “villino” e “concessionaria” sono valorizzati per i caratteri stilistico – formali in sé, ma hanno perduto il significato storico di elementi inscindibili dell’unitario complesso, ancora integro nelle sue fondamentali strutture costruttive, espressivo delle differenziate tipologie funzionali: il minore fabbricato art déco (“casa per magazzino, uffici e abitazione personale”) come appartata pertinenza del vero e proprio opificio con i capannoni in sequenza e in progressiva espansione nel tempo, infine l’edificio – addizione della concessionaria, epilogo commerciale della vicenda industriale.

Leggiamo la “Relazione storico-artistica”: nelle prime quaranta righe delle ottantotto complessive è ricostruita la sorprendente vicenda storica della “Officina Meccanica Stanguellini” che si sviluppa nell’arco di oltre mezzo secolo (1912 – anni sessanta inoltrati del Novecento), confrontandosi da pari, pur nelle dimensioni poco più che artigianali, con le massime case automobilistiche e “scuderie” nazionali e straniere. Del progetto da Francesco Stanguellini presentato nel 1912 alla commissione di ornato la relazione valorizza, per i suoi caratteri stilistici, la “palazzina rimasta pressoché inalterata rispetto al progetto” (la “casa attigua”) e  così descrive i coevi “adiacenti capannoni”: “… sono costruiti secondo i  moduli tipologici dell’edilizia industriale in uso agli inizi del Novecento, con le cortine di laterizio faccia a vista e le caratteristiche coperture a shed, per fornire maggiore illuminazione naturale e maggiore altezza all’interno. Nel 1926 Francesco Stanguellini presenta al Comune di Modena una richiesta di ampliamento, progettato da Cesare Manicardi, insegnante all’Istituto d’arte Adolfo Venturi, che rispetta l’andamento modulare delle strutture aggiungendone altre in sequenza. Nonostante le successive trasformazioni interne, i capannoni restano pressoché inalterati all’esterno”. E passando agli sviluppi successivi dell’insediamento, la “relazione” riconosce che “alla fine degli anni Quaranta il complesso si completa [nostra sottolineatura] con la costruzione dell’edificio da adibire a concessionaria delle vetture FIAT …”.

Dunque i capannoni della “officina meccanica”, espressivi della tipologia industriale di inizio Novecento, costituiscono il nucleo essenziale del progetto 1912 e sono conservati nelle strutture costruttive originali. La relazione non dice, ma converrà invece segnalare, che il fronte della “officina meccanica”, arretrato rispetto al Viale Moreali sul quale si affaccia la “casa attigua”, ne condivide i modi di decoro urbano e reca dipinta la originaria insegna “C. Stanguellini” (per “Casa” Stanguellini), ben visibile ancor oggi dal Viale, oltre il giardino della “palazzina”: il marchio forte dell’insediamento che ne conferma la fisica identificazione e si impone come indelebile (all.n.4). L’officina meccanica è poi accresciuta nel 1926 secondo il medesimo modello seriale e infine “il complesso si completa”, perciò unitario e inscindibile, con l’addizione conclusiva, in aderenza, dell’edificio tardo razionalista del 1948. Esclusivamente in questa logica si giustifica la puntuale ricostruzione storica delle prime quaranta righe della relazione, che sarebbero da buttare se non trovassero la loro proiezione applicativa nella tutela dell’intero complesso. Proprio nel riferimento al corpo centrale della “officina meccanica” si coglie appieno l’autentico interesse culturale così della “casa attigua” del progetto 1912, voluta, benché pertinenza industriale, in modi di alto decoro urbano, come dell’edificio tardo razionalista realizzato, secondo i nuovi modi del costruire, in aderenza ai capannoni della addizione 1926, per dar conveniente sede all’attività commerciale che proseguirà anche oltre l’esaurimento di quella industriale.

Né può certo valere a ricostituire l’unità ideale dei due edifici,  vincolati ciascuno per i rilevati rispettivi profili stilistici, l’artificio del dispositivo del provvedimento che li considera, benché distanti l’uno dall’altro ben settanta metri (perché separati dal corpo intermedio – particelle catastali 474 e 475 – dell’”officina meccanica”), un unico immobile (“Dichiara … l’interesse particolarmente importante dell’immobile denominato Villino Stanguellini e Palazzo della Concessionaria Fiat Stanguellini”). Dove anche la denominazione “villino” allontana definitivamente l’edificio dalla sua caratteristica storica originaria di pertinenza (“casa attigua”) del complesso industriale di primo Novecento.

E se poi, come si è appreso in via informale, direzione regionale e soprintendenza intendono promuovere il procedimento di vincolo indiretto ex art.45 del “Codice” sull’immobile intermedio (particelle catastali 471 e 475) dove insistono, ancora integri, i capannoni della “officina meccanica”, si accredita la considerazione di quello spazio intermedio come area edificabile di risulta dalla demolizione dello storico edificio industriale (e dunque, dal vincolo, un obbiettivo stimolo alla sua distruzione!). Le misure della nuova edificazione sono dettate in ragione del rispetto dovuto, per esigenze di formalistici rapporti spaziali, all’uno e all’altro dei due edifici posti alle estremità. Distrutto il corpo centrale che li teneva uniti e così definitivamente separati, “Villino Stanguellini e Palazzo della Concessionaria Fiat Stanguellini” sono misconosciuti nel loro più vero significato, perché avulsi dalla storia dell’insediamento industriale che li aveva voluti in quelle forme come elementi dipendenti e inscindibili dalla “Officina Meccanica” (sua pertinenza, la “casa attigua”; suo sviluppo conclusivo, la “concessionaria Fiat”). Il vincolo indiretto sancirebbe dunque la definitiva soppressione della “Officina Meccanica”, che invece si impone come l’oggetto primario della diretta tutela per i caratteri riconosciuti dalla “relazione storico-artistica” e dal quale ricavano il loro stesso interesse i due edifici marginali, i soli considerati meritevoli di tutela dall’incongruo provvedimento qui impugnato.

In conclusione AIPAI e Italia Nostra chiedono

che il provvedimento impugnato sia annullato nella parte in cui omette di dichiarare l’interesse particolarmente importante dei capannoni industriali seriali (dell’unitario insediamento Stanguellini), interesse che si riverbera sugli stessi due edifici fatti oggetto della esclusiva tutela;

e che, nell’esercizio dei poteri di merito che l’art.16 del “Codice” conferisce all’organo gerarchicamente sovraordinato, lo stesso provvedimento sia integrato con la estensione della dichiarazione agli stessi capannoni (particelle catastali nn. 474 e 475 del foglio n.160 del N.C. del Comune di Modena);

o in subordine che, pronunciato il parziale annullamento, sia disposto il rinvio alla direzione regionale perché provveda alla necessaria integrazione.

Basterà infine aggiungere che nessun dubbio può ora nutrirsi in ordine alla obbiettiva impugnabilità dei provvedimenti del direttore regionale a norma dell’art.16 del “Codice” indipendentemente dal contenuto di dichiarazione positiva o negativa, essendo stato riconosciuto anche dalla giurisprudenza (sentenza  TAR Lazio 8 giugno – 12 ottobre 2010) che il rimedio è dato innanzitutto a sostegno dell’interesse alla tutela (e non soltanto nell’interesse alla libera disponibilità della proprietà pubblica e privata) e dunque al fine di affermare le ragioni di protezione del patrimonio storico e artistico quando erroneamente  fossero state disconosciute a conclusione dei procedimenti ex artt. 12 – 14  dello stesso “Codice”.

Né infine può dubitarsi che entrambe le associazioni siano soggettivamente legittimate all’impugnazione in ragione dei rispettivi fini statutari di promozione della tutela del patrimonio storico e artistico e di quello archeologico industriale in particolare, avendo in specie la legge 211/1980 riconosciuto che Italia Nostra  svolge attività “di rilevante interesse pubblico” “nel campo della tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione”.

Terni – Roma – Modena, 23 luglio 2012.

Renato Covino, presidente di AIPAI

 

Alessandra Mottola Molfino, presidente di Italia Nostra.

 

Allegati:

  1.  copia del provvedimento impugnato;
  2.  richiesta di Italia Nostra 15 luglio 2010 per l’avvio del procedimento di tutela;
  3.  intervento di Italia Nostra 20 aprile 2011 nel procedimento avviato;
  4. scatti fotografici (due) – da Viale Moreali – verso il fronte della “Officina meccanica” con la originaria insegna “C. Stanguellini”.

Giovanni Losavio, presidente della sezione modenese di Italia Nostra.