Ancora sulle 49 “villette” progettate per completare l’assedio dell’edificato che avanza nel Parco Ducale di Sassuolo

La considerazione e la messa a confronto delle tre rappresentazioni del luogo (che qui presentiamo), due fotografie aeree di tempi diversi e tra loro lontani, terza la tavola di topografia storica IGM, offrono ragioni inoppugnabili (a giudizio di Italia Nostra) al rifiuto della conversione edilizia di una vasta area dell’impianto agricolo del Parco Ducale di Sassuolo, residuo spazio libero e aperto verso il contesto paesaggistico di contorno, che la previsione del piano urbanistico attuativo destina all’insediamento ”residenziale di pregio”. Innanzitutto è appena il caso di confermare che l’istituto della tutela, la Soprintendenza, si presenta oggi, di fronte a questa vicenda di trasformazione del paesaggio, in nessun modo condizionato dal precedente parere espresso, nell’ambito del procedimento urbanistico attuativo, in ordine alla edificabilità dell’area del previsto intervento. Così come formulato, con la singolare espressione “per quanto di competenza”, quel parere dimostra che l’Ufficio non aveva la certezza del proprio ruolo istituzionale al riguardo. E ben a ragione, perché dal tempo della attuazione dell’ordinamento regionale e del conseguente trasferimento alle regioni delle attribuzioni anche amministrative nella materia urbanistica, gli organi periferici e centrali del ministero (allora della pubblica istruzione) erano stati espressamente privati anche di quella competenza (art.16, comma 3, legge 1150 del 1942). Dunque quel parere non fu dato nell’esercizio delle attribuzioni istituzionali, è un fuor d’opera formalmente inesistente, e la Soprintendenza è ora per la prima volta chiamata ad esprimersi, nella sua responsabilità di ufficio, sulla compatibilità dell’intervento con le esigenze di salvaguardia del bene paesaggistico riconosciuto dalla Commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali con determinazione del 1976, confermata dal decreto ministeriale del 1985. E’ fermo convincimento di Italia Nostra che la tutela sarebbe radicalmente negata dalla trasformazione urbanistica/edilizia di quello specialissimo luogo. Sulla rivendicazione di edificabilità della area privata, pur se riconosciuta nello strumento urbanistico, prevale il precetto costituzionale (art.9) di tutela del paesaggio che è bene di tutti. Consideriamo quindi le tre immagini che abbiamo indicato in premessa. La prima, l’ortofotografia dell’assetto dei luoghi nella sostanza non modificato ad oggi, consente di registrare che l’area dell’intervento si pone, oltre la strada di attraversamento, in continuità di spazio verde con il giardino/parco ducale, come zona di sua espansione a sud-ovest, aperta verso il paesaggio fluviale. E’ l’unico varco libero a occidente nell’assedio del compatto edificato che è avanzato anche dal lato opposto, da est, fino a lambire il doppio filare di pioppi, l’asse che regge quel sistema paesaggistico. Sicché la trasformazione urbanistica dell’area di intervento non solo sottrae un rilevante spazio libero allo storico parco, ma insieme completa l’accerchiamento del denso edificato continuo. Eloquente lo scatto – riprodotto a colori dall’Istituto beni culturali della Regione – della ricognizione aerea della RAF (1944) che documenta il contesto verde di palazzo/giardino/parco, del tutto inedificato ad ovest fino alla sponda del fiume Secchia e ancora per vasti tratti ad est e in particolare nella zona che fronteggia l’area del previsto intervento, oltre il doppio filare di pioppi, libera fino alla strada, oggi la via Montanara. Una situazione dei luoghi rimasta nella sostanza invariata fino alla ripresa dell’edilizia dei primi anni sessanta del secolo scorso. Infine la tavola IGM di primo impianto, aggiornata al secondo dopoguerra, rappresenta graficamente i terreni agricoli (con le specifiche colture) che si estendono a ovest del Palazzo ducale e, a sud, nel ventaglio aperto tra la sponda del fiume e al lato opposto verso la strada oggi la via Montanara. Dentro quel ventaglio, la fascia a ovest della centrale prospettiva alberata è segnata come Parco Superiore. E nella sua porzione più prossima al giardino ducale si colloca appunto il previsto insediamento residenziale. Ebbene, dalle dichiarazioni dell’Assessore comunale all’urbanistica si è appreso che ancora non sono stati presentati, per ottenere gli specifici titoli abilitativi, i progetti dei singoli previsti edifici. Ma alla Soprintendenza sarà innanzitutto richiesto il parere sulla autorizzazione paesaggistica necessaria per realizzare le opere di urbanizzazione a servizio della prevista trasformazione edilizia del luogo. E in quella sede crediamo che debba essere espressa la pregiudiziale valutazione di incompatibilità, con le ragioni di tutela, dell’intervento che sacrifica una vasta porzione del Parco Superiore, chiude con il nuovo denso edificato il residuo varco aperto verso il paesaggio fluviale, completa su quel lato l’assedio della compatta compagine edilizia precludendo la relazione con il più vasto contesto paesaggistico (oggetto del provvedimento di tutela) e così mortifica, soluzione finale, lo storico Parco Ducale.

Modena, 3 giugno 2020.

Italia Nostra, sezione di Modena.

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