Il lato B dei “chioschi” nel parco della Rimembranza

di  Elisabetta Bazzani

Struttura architettonica di origine persiana, a pianta circolare o poligonale, sorretta da colonnine e aperta sui lati, il chiosco è per tradizione una costruzione provvisoria, generalmente di ridotte dimensioni, adibita a usi di natura commerciale, con funzione anche di punto di incontro e aggregazione sociale. Pur soggetto all’inevitabile evoluzione delle sue forme, con soluzioni versatili realizzate secondo tecniche costruttive moderne,  necessariamente robuste ma nel contempo leggere, i chioschi hanno però mantenuto nel tempo i loro caratteri estetici e costitutivi.

Per cortesia, quindi, non si usi più tale denominazione per i tre edifici a pilastri in cemento armato costruiti nel monumentale parco della Rimembranza, il cui prototipo come molti sanno è quello sorto nel 2011 in viale Caduti in Guerra, a ridosso della cancellata dei Giardini Ducali, in uno spazio pubblico “inedificabile”, a fianco dell’ex-cinema Principe.

Il Parco modenese, già delle Mura, assunse il titolo di parco della Rimembranza quando, su iniziativa dell’allora segretario alla pubblica istruzione Dario Lupi, il 24 maggio 1923 vennero piantati degli alberi “a rimembranza” dei 960 cittadini modenesi caduti nella Grande Guerra. Riconosciuto “pubblico monumento” dalla legge 559 del 1926, ospita nella rotonda corrispondente all’antico baluardo di San Pietro un’importante opera dello scultore modenese Ermenegildo Lupi, inaugurata il 3 novembre 1929: il Monumento ai Caduti.

Sono “alberi della memoria”, quelli del nostro parco, ma non adeguatamente rispettati nonostante la loro duplice valenza, naturalistica e storica, se alcuni sono stati danneggiati nelle loro radici durante la fase di scavo per la realizzazione delle strutture commerciali. Non sarebbe forse un obiettivo primario per Modena, come avviene in altre regioni italiane, recuperare e restituire alle nuove generazioni questo importante tassello di memoria collettiva, collegato a una delle pagine più tragiche della storia del nostro Paese?

Siamo così sicuri che le strutture adibite a esercizi pubblici per la somministrazione di cibi e bevande non stravolgano l’identità di bene culturale del parco cittadino, privandolo di quelle caratteristiche di luogo storico che gli sono state riconosciute, per trasformarlo piuttosto in un polo d’attrazione di visitatori in ogni periodo dell‘anno?

E che dire della scelta di moduli a sezione rettangolare, che privilegiano il lato prospiciente al viale delle Rimembranze, accogliente e ben curato, rispetto a quello trascurato e destinato a deposito, che guarda il parallelo viale Ludovico Antonio Muratori?

Il parco della Rimembranza ha forse un lato A e uno B?