Restituire a Modena la sua Soprintendenza: dentro la Galleria Estense.

Il ministro per i beni culturali, ne dà conto la stampa nazionale, sta rivedendo l’assetto organizzativo del suo dicastero che oggi registra il distacco dalle soprintendenze (unificate per le distinte materie di archeologia, beni architettonici e beni storico-artistici) di musei e gallerie: la maggior parte di essi assemblati nei così detti poli museali per ambiti regionali; taluni, quelli ritenuti più “importanti”, costituiti in istituti a gestione autonoma non solo sotto il profilo – infine secondario – amministrativo, ma di direzione scientifica.

E’ il caso della Galleria Estense che l’estemporanea riforma del ministro Franceschini non solo aveva eretto in autonomo supermuseo (ma di seconda fascia e per ripensamento), strappandola dalla Soprintendenza con la quale si era storicamente identificata, ma ha poi moltiplicato per due con l’annessione della Pinacoteca Nazionale di Ferrara che nulla ha di estense (un falso storico, allora dicemmo, sono raccolte civiche di recente – anni Cinquanta del Novecento – acquisizione statale) e infine alle Gallerie ha annesso la Biblioteca Estense cui è stata perciò sottratta la propria direzione tecnico-scientifica e perfino l’autonoma identità di istituto. Modena ha così perduto la sua Soprintendenza (nella indifferenza della città), illusoriamente ripagata con la erezione in supermuseo   della Galleria, a direzione autonoma per concorso internazionale. Valorizzazione soltanto apparente, ma effettivo l’impoverimento con l’isolamento e la rottura delle vivificanti relazioni con il patrimonio diffuso.

Secondo l’annunciata revisione del generale assetto, alle soprintendenze omnibus (archeologia, architettura, storia e arte) sarebbero  sottratte le attribuzioni di tutela archeologica restituite alla loro propria soprintendenza che con sofferenza funzionale aveva risentito, da regionale che era, della frammentazione secondo il diverso ritaglio territoriale delle rinnovate soprintendenze (in Emilia Romagna: Bologna, Ravenna, Parma).

Al Ministro chiediamo che ripensi al caso di Modena per riportarvi la Soprintendenza qui costituita nel 1939 (nel quadro allora rafforzato della tutela con le soprintendenze alle gallerie), che dunque nella Galleria Estense si identificava per riconoscimento del suo nesso inscindibile con la trama diffusa del patrimonio storico e artistico. La Galleria riordinata dal Venturi divenne da allora, per sua forza attrattiva, la sede della Soprintendenza, indivisibile il comune prezioso archivio. E se il Ministro non è determinato a ripristinare integralmente l’originaria organizzazione degli uffici territoriali costituiti secondo le competenze per distinte materie, crediamo che si imponga tuttavia di rimettere in vita a Modena, per l’area culturale/storica dello stato preunitario, la Soprintendenza con la sua Galleria, estese le attribuzioni ai beni architettonici, strettamente connessi a quelli  storico-artistici (secondo l’analogo assetto della Soprintendenza di Parma).

Modena, giugno 2019.

 

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