Piazza Roma: restituzione al suo storico ruolo urbano

Approvato dal direttore regionale per i beni culturali – non dalla soprintendenza – il progetto di così detta riqualificazione di Piazza Roma. Un assetto incompatibile con i caratteri del luogo monumentale, che meglio si addice ad un acqua – parco.  Un sistema costosissimo nell’impianto e nella manutenzione. Uno spreco colpevole di risorse, quando assai contenuta sarebbe la spesa di una corretta restituzione della piazza al suo storico ruolo urbano.

1.Che la monumentale Piazza Roma, l’avancorte del Palazzo Ducale, dovesse cessare di essere adibita a parcheggio per automobili lo aveva disposto la soprintendenza fin dagli anni 70 del ‘900, ponendo allora il termine di tolleranza  di cinque anni. La rimozione del parcheggio è dunque un adempimento tardivo, non più, per alcuna ragione, procrastinabile. Lo ha riconosciuto anche il Sindaco: si tratta di una destinazione impropria di un luogo monumentale e, aggiungiamo noi, perfino penalmente sanzionata. Ricordiamo che la Piazza del Plebiscito a Napoli fu liberata dalle auto con un sequestro della magistratura. Nessuna condizione e di qualsivoglia natura può essere posta alla improrogabile attuazione della rimozione del parcheggio-auto, già responsabilmente e irrevocabilmente decisa.

2.La rimozione del parcheggio da Piazza Roma è misura infatti prevista da decenni dalla stessa amministrazione comunale nell’ambito del progetto di progressiva pedonalizzazione del centro storico, diretto a limitare l’accesso delle auto private a questa speciale parte della città e a favorire invece il trasporto pubblico perché non ne risultino mortificata la mobilità e meno agevole l’approccio alle attività economiche, professionali, di servizio e alle sedi istituzionali.

3.Non crediamo perciò che si ponga il problema di rinvenire nella immediata prossimità di Piazza Roma (restituita senza indugi al suo ruolo monumentale) altri pubblici luoghi urbani da adibire a parcheggio – auto di rotazione; e in particolare ci sembra impraticabile la proposta di un simile insediamento nello spazio retrostante al Palazzo Ducale, compreso entro i tre lati dello stesso edificio monumentale e dunque da considerare un suo essenziale, intangibile, elemento compositivo. Vale a questo riguardo la stessa ragione di destinazione impropria che impone di rimuovere il parcheggio dalla piazza.

4. Per il ricovero – auto dei residenti un contributo rilevante può essere dato dalla realizzazione  del vasto garage previsto nell’edificio dell’ex cinema Odeon, non essendo spiegabile la ragione (in ogni caso ci sembra superabile anche con idonei incentivi) per cui è da anni fermo il relativo cantiere. Per il reperimento di posti auto nell’immediato alone del centro storico, sembra innanzitutto doverosa l’immediata riattivazione del parcheggio entro l’ex mercato ortofrutticolo, danneggiato, ma lievemente, dal sisma dello scorso anno.

5. Si parla di “riqualificazione architettonica”, ma si tratta in realtà della mera restituzione della piazza al suo assetto storico e alla sua funzione urbana. E la indicazione più sicura per un intervento di recupero – restauro urbano (“riqualificazione” é in se stessa la rimozione del parcheggio) ci viene dalle fotografie ottocentesche  della piazza nelle forme che l’avevano così definita con le architetture di quel secolo dovute al disegno di Francesco Vandelli. E dunque crediamo che debba trattarsi dell’intervento assai contenuto (perciò di limitata spesa) di rimozione della copertura di asfalto con il ripristino dell’acciottolato – accuratamente posato così da creare una superficie pressoché continua – , attraversato da misurate corsie lastricate anche a segnare un nuovo percorso diagonale verso l’imbocco di Corso Accademia a pendant di quello esistente verso Via 3 febbraio 1831 (facendo attenzione che non costituiscano forti segni a terra così da interferire nelle prospettive verso la facciata del palazzo). Non  ci sembra per altro che abbia giustificazione, nel dichiarato riferimento alla asserita preesistenza del canale Naviglio, la previsione di giochi d’acqua da attivare in superficie e a getti, che costituiscono appropriati e godibili arredi di una piazza di nuova concezione, ma sono un artificio che non si addice allo spazio esterno del palazzo seicentesco, come rimisurato dagli interventi neoclassici ottocenteschi. (Il Naviglio, perciò canale navigabile, originava, attraverso la raccolta di una rete di convergenti canali, a nord del Palazzo, con la Darsena, rimasta attiva fino all’Unità e di nessuno di quelli che attraversavano lo spazio che oggi è la piazza può dirsi il tratto a sud del Naviglio).

6. Il progetto, approvato il 30 maggio dal direttore regionale per i beni culturali (perché non dal competente soprintendente?) ed analiticamente descritto nella “Relazione Tecnico Illustrativa” enfatizza il tema dell’intervento che non si mantiene negli insuperabili limiti di una appropriata manutenzione secondo la indicazione dell’art.29, terzo comma, del codice dei beni culturali, ma cede alla suggestione di artifici che perseguono la dichiarata  riqualificazione con l’inserimento di nuovi e vistosi elementi di arredo che nulla hanno a che fare con la qualità della storica piazza – bene culturale e anzi incidono nella stessa sua integrità fisica. Che il luogo fosse, come molti altri – pubblici – nella città, attraversato da canali (ma non certo dal Naviglio) non è ragione sufficiente a creare un diffuso sistema che riporti acqua in superficie non solo con le vasche a sfioro (172 mq + 140 mq) in presumibile corrispondenza di canali coperti, ma pure con le due fontane a nove getti d’acqua modulabili e luminosi ciascuna, lungo una linea parallela alla facciata del Palazzo. Si interrompe la continuità della superficie della piazza, compatta per certo da quasi mezzo millennio con l’intralcio di condotte sia pure per veli d’acqua che condizionano negativamente la libera funzionalità del luogo urbano; mentre i getti schierati sul lato lungo creano effetti disturbanti nella percezione della facciata seicentesca che non tollera quello schermo liquido, mobile, luminoso (proprio così, “quinte al corpo centrale del palazzo”, secondo la relazione illustrativa).  Un assetto incompatibile con il carattere della piazza, che per altro comporta opere assai complesse nel sottosuolo (vano tecnico interrato con profondità fino a tre metri e superficie di circa 50 mq per alloggiare pompe, vasca di accumulo, depuratore e impianto elettrico) di elevatissimo costo e di impegnativa, onerosa manutenzione. Un colpevole spreco di risorse sottratte ad impieghi altrimenti utili, come innanzitutto la riattivazione immediata del parcheggio dentro l’ex mercato ortofrutticolo, l’attivazione di un più efficiente servizio di navetta  (a trazione elettrica come l’analogo servizio in città vicine) che sostenga l’accesso pedonale al centro storico e non soltanto funzionalmente collegato al parcheggio Novipark. Non vogliamo pensare che abbia fondamento quel che si è letto nella stampa locale e cioè che l’amministrazione comunale intenderebbe remunerare l’impresa appaltatrice con il conferimento di così detti diritti edificatori in libere aree periferiche.

7.Infine merita un approfondimento critico la proposta di unificare, con il trattamento di superficie e anche attraverso vistosi disegni di collegamento a terra, la Piazza Roma e il Largo San Giorgio: la piazza subirebbe una alterazione nella sua forma, mentre il largo, che pur costituisce luogo in continuità spaziale, tuttavia mantiene un ruolo urbano autonomo anche come sagrato della chiesa del Vigarani.

8. In risposta alla preoccupata segnalazione del Comandante dell’Accademia Militare, l’amministrazione comunale aveva annunciato che avrebbe messo allo studio una deviazione del percorso del filobus così da sopprimere l’attraversamento della piazza ed eliminare il pericoloso fenomeno di vibrazioni trasmesse alle strutture del Palazzo Ducale anche attraverso l’ancoraggio in facciata delle linee aeree di alimentazione. Non sembra che il previsto arretramento del percorso di pochi metri costituisca misura risolutiva al riguardo. Mentre questa ben può essere la occasione per riconsiderare la scelta di alcuni anni or sono di affidare l’attraversamento del centro storico al sistema dei pesanti veicoli – filobus (anche in assetto di doppi vagoni e non di rado pressoché vuoti, se non negli orari scolastici) con la trama aerea delle linee di alimentazione e delle strutture di ancoraggio agli edifici anche monumentali di prospetto (il cielo della immissione di corso Duomo in via Emilia ne è risultato coperto letteralmente da una intrecciata tettoia metallica).

Modena, 12 giugno 2013.

Italia Nostra, sezione di Modena