Lettera aperta di Italia Nostra all’Assessore ai lavori pubblici del Comune di Modena, Dottor Andrea Bosi

Modena, 18 gennaio 2023

Lettera aperta di Italia Nostra all’Assessore ai lavori pubblici del Comune di Modena, Dottor Andrea Bosi

Gentile Assessore,
abbiamo ascoltato la risposta da Lei data alla interrogazione del Consigliere di
opposizione che diligentemente Le ha letto la nota pubblicata da Italia Nostra nel
proprio sito (e trasmessa ad Assessori e Consiglieri) sulla demolizione di oltre venti
metri del manufatto dello storico canale che scorre sotto il Corso Canalchiaro; e Le
ha chiesto se la ricostruzione della vicenda fatta in quella nota abbia obiettivo
fondamento e quale ne sia la sua valutazione. Lei ha eluso la principale domanda,
obiettando innanzitutto che si tratta del comunicato da una associazione rivolto alla
stampa e per conoscenza trasmesso alla Amministrazione, non tenuta quindi neppure
a prenderla in considerazione, men che mai a rispondere; ha tuttavia aggiunto infine
che l’Amministrazione era legittimata a quei lavori da ben nove autorizzazioni della
soprintendenza (ne ha sventolato con largo moto di braccio i documenti), come per
altro si è fatto in passato per analoghi interventi nei sottoservizi stradali in centro
storico e si continuerà ben presto a fare.
A ragione il Consigliere interrogante si è dichiarato insoddisfatto, perché
l’Amministrazione comunale non poteva e non può ignorare che anche in quel tratto
le originarie strutture di contenimento dello storico Canalchiaro (ancora
perfettamente conservate nei secoli come documenta il servizio fotografico allegato
alla nota di Italia Nostra) costituiscono un bene culturale esplicitamente dichiarato dal
decreto 2 settembre 1994 del ministro per i beni culturali, notificato necessariamente
al proprietario Comune di Modena, che è tenuto quindi (parole della relazione
allegata al decreto, sua parte essenziale) a “mantenere intatte quelle che sono le
caratteristiche costruttive dei principali canali” che attraversano l’insediamento di
fondazione della città.
Il Canalchiaro come gli altri principali canali della città storica è quindi soggetto alla
disciplina conservativa del codice beni culturali e l’obbligo al riguardo spetta al
Comune proprietario (“gli enti pubblici territoriali…hanno l’obbligo di garantire la
sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza”: art. 30 codice
beni culturali). E Lei che ha studi di diritto ben sa, la eventuale autorizzazione del
soprintendente non può certo valere a esonerare il Comune dall’obbligo conservativo,
perfino penalmente presidiato dalla previsione del grave reato di cui all’art.518
duodecies (distruzione di bene culturale) recentemente introdotto nel codice penale,
come argomenta la nota di Italia Nostra che Le è stata letta dal Consigliere di
opposizione.
Certo gravissima – forse perfino prevalente – la responsabilità della Soprintendenza
che è il presidio territoriale della tutela, chiamata istituzionalmente a far rispettare la
disciplina conservativa dei beni culturali e qui ha invece sorprendentemente
dimostrato di ignorare l’esistenza stessa del vincolo imposto sulle storiche strutture
del Canalchiaro (compreso nel registro dei beni tutelati pubblicato e accessibile da
chiunque nel sito istituzionale del ministero); e ha trattato il caso come una vicenda di archeologia preventiva in funzione di un eventuale interesse culturale da accertare,
per altro infine escluso con una sbrigativa e contraddittoria motivazione.
Non dubitiamo che Lei ignorasse l’esistenza del vincolo conservativo anche su quel
tratto dello storico manufatto di tecnologia idraulica, ma è qui questione non già
della posizione personale dell’Assessore preposto, bensì della responsabilità
obbiettiva della Amministrazione comunale cui il bene appartiene. E una volta che
abbia potuto conoscere (merito sia dato a Italia Nostra) che quel manufatto era un
prezioso bene culturale e dunque è stato sia pure inconsapevolmente distrutto un bene del patrimonio storico e artistico della Nazione che la Repubblica tutela per precetto costituzionale, crediamo, apprezzerà la franchezza, che ben diversa sarebbe dovuta
essere la sua risposta al Consigliere che Le ha rinnovato la lettura della nota di Italia
Nostra: la franca ammissione cioè di un errore della sua amministrazione cui si deve
riconoscere la decisiva attenuante delle nove autorizzazioni date dalla negligente
soprintendenza (che non cancellano però l’obbiettivo illecito) e insieme la
manifestazione del dispiacimento per la perdita di un bene culturale che appartiene
alla città e di cui la Amministrazione comunale è soltanto responsabile custode. E,
avuta la consapevolezza che il sistema dei canali sul cui sinuoso percorso si è
misurato l’insediamento storico della città costituisce un prezioso patrimonio
culturale, la dichiarazione dell’impegno che di quella presenza l’Amministrazione
terrà di qui in avanti doverosamente conto e non, come abbiamo dovuto sentire,
l’enunciazione del proposito di integralmente sopprimere ogni memoria di quelle
storiche strutture.

Accolga, con l’espressione di immutata stima, il saluto di
Italia Nostra, sezione di Modena.

 

Registrazione della seduta del Consiglio comunale di Modena del 12/01/2023.
Per ascoltare l’interrogazione del consigliere Piergiulio Giacobazzi e la risposta dell’assessore Andrea Bosi posizionare il cursore dall’ora 1, 59 fino all’ora 2,11.

https://modena.synedrio.eu/vod/63c0777c31e45141efa63baa?seek=51