Tutt’altra musica, il ritorno all’ordine si direbbe, per il complesso immobiliare delle
Orsoline, come spiega il comunicato del Comune. Rigoroso rispetto della disciplina
edilizia, restauro e risanamento edilizio per gli edifici vincolati, intoccabili gli “apparati esterni di qualità architettonica improntati alle forme tardobarocche della facciata”, non sono quelli autentici originari (come invece il prospetto su via Saragozza della Caserma Fanti), ma doveroso conservarli, mentre la nuova destinazione d’uso “dovrà essere compatibile con le modalità di trasformazione edilizia prescritte per la tutela del patrimonio culturale”. L’autorizzazione alla presentazione del piano di recupero, informa il comunicato, è stata approvata dalla Giunta comunale su proposta dell’Assessora alla urbanistica, la stessa che, sollecitata ripetutamente a far rispettare la disciplina edilizia invece clamorosamente violata dal progetto di radicale ristrutturazione della Caserma Fanti, non ha inteso far valere, questo il suo compito, la legalità nella attività edilizia. Ha lasciato passare, infatti, perfino la manomissione del prospetto su Via Saragozza (autentico, c’è il rilievo 1828 ad attestarlo), trasformato nel fronte di una seriale autorimessa, otto passi carrai con tanto di basculanti. Non si saprebbe immaginare un più grave abuso edilizio, perché autorizzato dalla Soprintendenza contro le finalità istituzionali della tutela, assecondato dalla Amministrazione comunale benché in contrasto con le prescrizioni conservative dl piano e consumato su un edificio di straordinario interesse storico e artistico: la Caserma estense, conservata caserma dallo Stato unitario fino alla recente sdemanializzazione, unico esempio di edificio pubblico preunitario mantenuto nella struttura e nella funzione. Crediamo che se ne debba interessare la Procura della Repubblica.
Modena, 3 giugno 2022.
Italia Nostra, sezione di Modena.