La pubblica assemblea conclusa in fretta dimenticando perché era stata convocata.

A cosa doveva servire la pubblica assemblea convocata dal Sindaco, ieri sera, nella sede della circoscrizione? Lo diceva l’invito: informare la città delle risposte date dalla Amministrazione comunale alle osservazioni formalmente presentate da cittadini, comitati e associazioni alla “variante” al piano attuativo dell’intervento residenziale (550 nuovi appartamenti) nell’area verde tra via Morane e via Vaciglio. I tanti cittadini che hanno risposto all’invito si sono invece sentiti ripetere, nessuna novità, che la “variante” cambia in meglio le cose (ma i 550 appartamenti rimangono)  e che ritornare indietro neppure è pensabile perché alla società interessata sarebbe dovuto un risarcimento miliardario. E’ vero che una slide proiettata enumera le osservazioni presentate, ma neppure un accenno a quali fossero le ragioni della contestazione e dunque silenzio assoluto sulle annunciate “risposte alle osservazioni”. C’è chi ha creduto che alla replica del Sindaco ai numerosi interventi seguiti alle introduzioni dei due tecnici sarebbe poi seguita la discussione su osservazioni e controdeduzioni, ma è stato deluso, quella replica ha concluso rapidamente l’assemblea.  I cittadini non hanno quindi conosciuto le osservazioni presentate da Italia Nostra insieme ai due Comitati, né quali siano le risposte della Amministrazione alle molte e motivate ragioni della contestazione. Che risalgono anche alla illegittimità del piano attuativo approvato nel 2014  di cui quello ora in discussione è presentato come la variante e quindi è travolto dalla medesima illegittimità. Pubblichiamo qui sotto le nostre osservazioni, rimaste senza risposta, limitandoci a ribadire che la zona dell’intervento è ancora zona F, cioè destinata a  “attrezzature generali”, per previsione del piano strutturale (PSC) mai fatto oggetto di variante sul punto, indispensabile per la conversione in ambito per i nuovi insediamenti residenziali. L’apposita variante del 2013 al piano operativo, di cui l’intervento sarebbe l’attuazione, non è strumento funzionalmente idoneo a modificare il piano strutturale, ma innanzitutto deve considerarsi inesistente, perché in effetti inesistente è lo stesso piano operativo del 2003 che, mai rinnovato, ha perduto efficacia nel 2008. Ci son dunque tutte le condizioni per l’annullamento d’ufficio, in autotutela, del piano attuativo 2014 e  nessun indennizzo è dovuto alla società privata che l’ha proposto. Ma se pur fosse legittimo, il piano attuativo ben potrebbe essere revocato per motivi di pubblico interesse e certamente sostenibile per la comunità sarebbe l’indennizzo dovuto, per legge “parametrato al  solo danno emergente”, cioè limitato al rimborso delle  documentate spese sostenute per l’esecuzione del piano approvato (e non vi sono comprese quelle, precedenti, per l’acquisto delle aree).

Osservazioni_Morane_Vaciglio (pdf)