Se Mirandola perde la monumentale sede della storica Azienda elettrica, la responsabilità è innanzitutto della Amministrazione comunale.

Rispondendo ai cittadini che non si rassegnano a perdere l’edificio più rappresentativo a Mirandola di una fase decisiva nella vicenda socio-economica e nello sviluppo edilizio della città, l’Assessore ha declinato (come si dice) ogni responsabilità della Amministrazione comunale. Che ha subito, dice, l’inerzia (sicuramente colpevole) delle istituzioni statali della tutela e non ha potuto negare l’autorizzazione alla demolizione.
Ma chi – si domandano i cittadini indignati – se non l’Amministrazione comunale ha previsto nei suoi strumenti urbanistici che quell’edificio può, anzi deve, essere abbattuto per far posto a un insulso episodio di villettopoli?
Sorprende che l’Assessore ignori che compito essenziale del piano regolatore, oggi piano strutturale, è la tutela del patrimonio edilizio ed urbanistico di interesse storico, perseguita attraverso specifici vincoli conservativi e di valorizzazione. E se l’edificio ex Enel non è stato ancora del tutto abbattuto, l’Amministrazione comunale dispone degli strumenti di urgenza per una misura di immediata salvaguardia in funzione di una specifica variante urbanistica.
Modena, 3 agosto 2011.
Italia Nostra, sezione di Modena

 

fonte foto: Gazzetta di Modena

 

Pubblichiamo la seguente lettera di richiesta in merito all’edificio e Enel di Mirandola:

ITALIA NOSTRA ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER LA TUTELA DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO E NATURALE DELLA NAZIONE
Modena, 4 agosto 2011.
Al Soprintendente per i beni architettonici e il paesaggio
Via IV Novembre, 5
Bologna
Richiesta di “misura preventiva” ex art. 28 Codice beni culturali a tutela edificio ex sede Enel in Mirandola
Italia Nostra, sezione di Modena, chiede che il Soprintendente, con provvedimento urgente a norma dell’art. 28, comma 2, Codice dei beni culturali e del paesaggio, ordini la inibizione dell’intervento di demolizione dell’edificio posto in Mirandola, Via 1° Maggio, 11, costruito negli anni 20 del Novecento come sede della Società Elettrica Emiliana (poi acquisito dall’Enel), opera di elevata qualità formale e di interesse storico particolarmente importante come documento essenziale della vicenda socio – economica e dello sviluppo edilizio della città (le iniziate demolizioni hanno interessato corpi minori e del tutto marginali del fabbricato, ancora integro nella sua struttura fondamentale).
Il direttivo della sezione modenese di Italia Nostra