La Motta di Ganaceto: un altro caso di tutela negata.

Al Sindaco di Modena
Al Soprintendente per i beni architettonici e il paesaggio delle province di Bologna, Modena e Reggio Emilia
Al Soprintendente per i beni archeologici dell’Emilia – Romagna
Modena. La Motta di Ganaceto: un altro caso di tutela negata.
E’ un sito archeologico e monumentale di eccezionale interesse che non ha l’uguale nella pianura emiliana. La forma dell’insediamento fortificato altomedievale è ancora nettamente incisa nel territorio con il segno circolare continuo del fossato che chiudeva il rialzo di circa due metri. Scomparse le fortificazioni, all’interno dell’anello è insediata la romanica Chiesa di San Giorgio Martire lì dove era stata eretta la Chiesa pievana di cui si hanno notizie fin dal IX secolo e, nel medesimo quadrante, pochi altri fabbricati di pertinenza dell’edificio religioso e una scuola materna (degli anni trenta – quaranta del Novecento, con paramento in cotto a vista).
Il vigente piano regolatore generale, che non riconosce l’insediamento come “centro storico”, registra però l’interesse archeologico del sito (disegnandone nella tavola di zona elementare il contorno con il tratteggio A2) come oggetto del vincolo di tutela secondo il piano strutturale. Nella stessa tavola, sulla Chiesa e sulla contigua area ex-cimiteriale (oggi in grave disordine e in pratica utilizzata come parcheggio per veicoli) è posto il simbolo del restauro scientifico; mentre su ogni altro edificio (e anche su quelli di pertinenza della Chiesa, appartenenti a un ente religioso quindi soggetti alla tutela istituzionale a norma dell’art.12 del Codice dei beni culturali) è segnato quello di “riqualificazione e ricomposizione tipologica”, palesemente incongruo per edifici in tutto coerenti con le forme dell’edilizia di tradizione in zona rurale. La rappresentazione grafica della tavola di zona elementare, di non agevole lettura, non consente di comprendere per altro se, oltre al vincolo su edifici e relative pertinenze di appartenenza ecclesiastica, sia stata imposta una più estesa “tutela ai sensi del decreto lgs.22.1 2004, n.42”, cioè secondo il Codice dei beni culturali, per la quale la legenda del piano indica uno specifico simbolo, non riconoscibile nella tavola di zona.
Ebbene, il vincolo di tutela archeologica introdotto come prescrizione urbanistica e l’eventuale esteso vincolo di interesse storico – artistico non hanno impedito la recente edificazione dell’area – che era verde – sul lato nord della scuola materna, così che si è creata continuità di costruito con l’esterno insediamento industriale ed è stato interrotto il segno continuo del fossato. La Motta ha smarrito la sua forma. Mentre su tutti i fabbricati di architettura di tradizione anche appartenenti all’ente ecclesiastico (quindi soggetti ad autorizzazione della Soprintendenza per i beni architettonici pur se non fosse stata attuata la verifica) sono attivi, privi di cartello indicatore, cantieri di trasformazione edilizia che non sembra per altro corrispondere neppure alle regole di “riqualificazione e ricomposizione tipologica”. A oltre dieci metri dalle absidi della Chiesa si può osservare il colossale ceppo di taglio recente che è quanto resta della maestosa pianta che la tradizione del luogo indicava come “la quercia di Napoleone”.
La tutela disposta per prescrizione urbanistica si è dimostrata dunque del tutto inadeguata alla protezione della stessa integrità fisica di un sito di straordinario interesse monumentale e archeologico come la Motta di Ganaceto, mentre sorprende che la Soprintendenza per i beni archeologici non abbia formalmente riconosciuto quell’interesse, rifiutando una diretta responsabilità al riguardo. Conformemente per altro alla generale attitudine dello stesso Ufficio che nel territorio del Comune di Modena, straordinariamente ricco di siti archeologici, non ne ha riconosciuto alcuno degno del vincolo di tutela.
Il processo di grave deterioramento qui denunciato rimanda a un generale problema di metodo nell’esercizio (che ben può dirsi rinunciato) della tutela, e di quella archeologica in specie. E pone in concreto la esigenza di un urgente intervento che valga ad arrestare quel processo e ad apprestare le necessarie misure di riparazione, perché non si possa dire che tutela urbanistica e tutela istituzionale statale convergono sulla Motta di Ganaceto per assecondarne la progressiva distruzione.

Il Direttivo della sezione modenese di Italia Nostra.

Modena, 15 luglio 2011.