Sulla vicenda della demolizione della casa officina Ballista, Sogliani e Borghi al Villaggio Artigiano e sulla necessità di una vera iniziativa di tutela e trasformazione compatibile. La lettera di Matteo Sintini.

Comune di Modena

PEC: [email protected]

Sindaco Giancarlo Muzzarelli

[email protected]

Assessore alla Cultura del comune di Modena Andrea Bortolamasi

[email protected] Assessora alla Urbanistica, Pianificazione per lo sviluppo sostenibile, Politiche abitative del comune di Modena Anna Maria Vandelli

[email protected]

e per CC

Ministero della Cultura Soprintendenza ABAP per le provincie di BO-MO-RE-FE

[email protected] Architetto Andrea Schettino funzionario per la città di Modena:

[email protected]

Segretariato regionale per l’Emilia Romagna

[email protected] Direzione generale architettura contemporanea Servizio III – Architettura contemporanea

[email protected]

Docomomo Italia [email protected] Italia Nostra Modena [email protected]

Sulla vicenda della demolizione della casa officina Ballista, Sogliani e Borghi al Villaggio Artigiano e sulla necessità di una vera iniziativa di tutela e trasformazione compatibile

Apprendiamo della recente demolizione della casa officina Ballista, Sogliani e Borghi al Villaggio Artigiano. A partire da un breve richiamo alla sua storia urbanistica e architettonica, l’evento fornisce l’occasione di indirizzare all’Amministrazione alcune considerazioni sulla tutela e trasformazione del Villaggio, anche a seguito dell’approvazione del nuovo PUG.

Le seguenti note sono redatte dallo scrivente a titolo personale e sottoscritte da docenti, ricercatori, professionisti, funzionari pubblici e membri di associazioni culturali che si sono occupati in molte occasioni della storia architettonica, dell’urbanistica e della cultura industriale della città e non solo.

L’intento è quello di diffondere queste riflessioni anche a mezzo stampa affinchè trovino il più ampio interesse da parte della cittadinanza nel momento in cui è chiamata a riflettere sulle prospettive di trasformazione della città in vista delle elezioni amministrative.

L’opera dell’architetto Vinicio Vecchi progettata nel 1956, costituiva uno dei più interessanti esempi di quel modello di casa-officina su cui tutto il villaggio venne pianificato dal Sindaco Corassori e dall’Assessore ai Lavori Pubblici ingegner Mario Pucci nell’immediato Secondo Dopoguerra.

Rilevante anche il fatto che alcuni degli episodi più notevoli degli esordi dell’architetto che più di tutti ha forse contribuito allo sviluppo della Modena moderna, si trovino in un luogo denso di significato per la storia modenese, vero e proprio patrimonio storico della città.

Non un quartiere ma un Villaggio, in cui centrale è il senso di costruzione di una comunità resa possibile dal patto tra amministratori, pianificatori e lavoratori/abitanti e il cui aspetto non è determinato da architetture eclatanti, ma dalla ripetizione di un modello capace di creare un paesaggio. Luogo effettivamente “difficile”, ma dall’indiscutibile importanza per la storia sociale prima ancora che urbanistica e architettonica della città.

Per quanti come me e molti altri hanno contribuito a cercare di far conoscere e trasmettere i valori di questo luogo, anche nella speranza di fornire utili elementi alla sua trasformazione, l’intervento edilizio di demolizione e ricostruzione appare quasi incomprensibile se non si conoscessero le dinamiche e le logiche sottese a simili operazioni, a prescindere dalla qualità del progetto che vedremo una volta realizzato; sensazione acuita dalla constatazione di come l’abbattimento dell’edificio sia avvenuta a poche settimane dalla presentazione, tenutasi il 24 febbraio scorso anche alla presenza dell’Assessore alla Cultura, de La Guida del Villaggio Artigiano realizzata in occasione dei settant’anni della sua realizzazione dall’associazione Amigdala con Archivio architetto Cesare Leonardi, attivi e presenti nel Villaggio.

E’ l’ultima di una lunga serie di iniziative rivolte alla valorizzazione del Villaggio, in larga parte sostenute dall’Amministrazione nei settori Cultura e Pianificazione. Tra queste si consideri anche il contestuale lavoro di ricerca sull’archivio dell’architetto Vinicio Vecchi donato al Comune e conservato alla Biblioteca Poletti.

Vale la pena ricordarle.

Nel 2003 una mostra tenutasi alla biblioteca Delfini espone il lavoro di ricerca pubblicato nel volume La città razionalista. Modelli e frammenti a cura di L. Montedoro e A. Costa (2004), che comprende anche la presentazione del Villaggio Artigiano come momento fondamentale della Ricostruzione modenese.

Del 2009 il volume Il Villaggio / The Village Una ricerca fotografica sul villaggio artigiano di Modena Ovest,

di W. Guerrieri e A. Frongia.

Nell’ambito delle ricerche sulla città del Novecento condotte dall’Ufficio ricerche e documentazione sulla storia urbana del Comune Assessorato alla Cultura, a partire dal 2012, viene pubblicato (2015) il volume Città e architetture industriali. Il Novecento a Modena a cura di V. Bulgarelli e C. Mazzeri che comprende uno specifico saggio sul Villaggio curato dal sottoscritto, co-curatore anche della mostra tenutasi presso l’Archivio Storico nel 2017 che presenta numerosi disegni dei progetti di Vinicio Vecchi provenienti

dall’archivio, tra cui quelli dello stabilimento Arbe Grafiche demolito nel 2016, tra la realizzazione del volume e la preparazione della mostra.

Ancora, sul Villaggio sono state prodotte diverse tesi di laurea, numerosi gli itinerari guidati condotti sul posto, le edizioni del festival Periferico organizzate dal collettivo Amigdala e gli incontri pubblici sui possibili scenari di recupero e intervento sull’area anche promossi dall’Archivio architetto Cesare Leonardi. Si cita per tutti quello tenuto nel 2015 presso lo spazio OvesLab, con la partecipazione di tutti gli Assessori competenti dell’Amministrazione, nel quale vennero esposti i disegni delle opere di Vecchi al Villaggio tra cui, nuovamente, quella ora perduta.

Ultimo in ordine temporale, l’incontro pubblico tenutosi a marzo di quest’anno sul libro Urbanistica per una città media, a cura di P. Gabellini, C. Merlini, P. Savoldi, F. Zanfi (2023), volume realizzato dagli autori in occasione del lavoro di consulenza per la stesura del nuovo PUG di Modena che presenta uno specifico focus sull’area ovest della città.

Il Villaggio Artigiano è poi inserito nelle banche dati del censimento delle architetture del Secondo Novecento del Ministero della Cultura, nel catalogo del patrimonio culturale della regione Emilia Romagna e nella schedatura e nella mappa interattiva realizzata dal Comune a seguito delle ricerche sopra citate.

In questo quadro appare lecito manifestare una certa preoccupazione per altri potenziali rischi per il patrimonio, ad esempio i ventilati cambi di destinazione d’uso per la riqualificazione dei cinema Principe e Olimpia sottoposti a vincolo ministeriale, pur sospendendo ogni giudizio in attesa dei progetti.

A fronte di questo lavoro di valorizzazione per certi versi unico se confrontato con altre realtà analoghe a quella modenese, stride fortemente l’ulteriore esempio di divaricazione tra l’interessamento di una parte dell’ente pubblico (cultura) e le iniziative consentite da un’altra (pianificazione), nei confronti della quale appare lecito chiedersi se si tratti di mancanza di comunicazione tra i settori o di differenti e reali interessi o di cui semplicemente, chiedere conto all’Amministrazione.

Il tema non appare essere solo di natura conservativa o riguardante la tutela dell’architettura del Secondo Novecento, ambito assai complesso la cui legislazione per certi versi debole non consente azioni rapide e incisive e che sconta, storicamente, il contrasto normativo tra l’azione di pianificazione affidata agli enti pubblici e quella di tutela operata allo Stato, azioni che solo in pochi casi si intersecano efficacemente senza entrare in conflitto. E’ tuttavia abbastanza semplice constatare che questi limiti possono essere superati anche da un’incisiva disciplina di tutela e valorizzazione contenuta negli strumenti dei Piani Comunali e da una altrettanto ferma volontà in fase di contrattazione pubblico-privato.

Più in generale, il problema sembra essere alle fondamenta, quello di definire il valore da attribuire al patrimonio della città, non nell’accezione di valore economico (che in molti casi sembra prevalere) piuttosto culturale, capace di guidare le trasformazioni fissando i limiti entro cui intervenire e non da utilizzare solo come vetrina, consapevoli che qualsiasi rinnovamento non possa prescindere dalla conservazione materiale dei luoghi costitutivi tale patrimonio.

Ritornando al Villaggio, occorre che a partire dai valori storici del luogo si individuino le potenziali possibili trasformazioni che non sembrano poter prescindere dal mantenimento in città di una riserva di spazi per il

lavoro leggero (artigianato di servizio, piccole manifatture, magazzini, rivendite specializzate), che il tipo edilizio della casa officina oggi garantisce e che invece viene cancellato da interventi di densificazione in chiave residenziale, alcuni già realizzati, che mostrano l’incongruenza dei meccanismi di rigenerazione urbana applicati a contesti come quello in oggetto. Spazi che oggi tendono a scomparire se non difesi in quanto il mercato urbano (attualmente) non li premia, ma che sono necessari a garantire un grado minimo di diversità e plasticità dello spazio urbano che altrimenti tende a suddividersi in grandi aree perlopiù monofunzionali.

Ciò sembra possibile solo attraverso il rinnovamento di una vera e propria azione pubblica sull’area, come era stata in origine, da realizzarsi tanto attraverso una attenta ponderazione delle norme del piano appena approvato e maggiormente sensibile alle peculiari caratteristiche del patrimonio delle case-officina, quanto attraverso un intervento diretto e/o di coordinamento e regia degli operatori privati.

Di più, appare forse necessario pensare a un’azione che possa portare alla definizione di uno strumento di tutela dell’Interesse Pubblico costituito dal Villaggio, indirizzato non al congelamento della situazione attuale quanto in grado di fornire un importante supporto di tipo qualitativo alla negoziazione di trasformazioni compatibili dell’area che gli attuali meccanismi non sembrano attualmente riuscire a garantire.

Matteo Sintini (funzionario Ministero della Cultura) Autore del volume AER. Architettura e Emilia Romagna. Modena, 2023

Sottoscrivono:

Prof. Giovanni Leoni (Università di Bologna)

Arch. Lorenza Bolelli (Responsabile Ufficio Pianificazione Promozione degli interventi sul patrimonio architettonico della Regione Emilia-Romagna)

prof.i Federico Zanfi, Chiara Merlini, Paola Savoldi, Laura Montedoro (Dastu – Politecnico di Milano) Arch. Andrea Cavani, Arch. Giulio Orsini (Archivio architetto Cesare Leonardi)

Arch. Silvia Tagliazucchi, Federica Rocchi, Serena Terranova, Elia Mazzotti Gentili (Collettivo Amigdala) Arch. Andrea Costa (funzionario Ministero della Cultura)

Ing. Marcello Capucci (già dirigente del Servizio Piani Urbanistici Attuativi del Comune di Modena) Prof. Federico Ferrari (ENSA Paris-Malaquais/Universitè PSL)

Arch. Francesco Fantoni Arch. Claudio Fornaciari Davide Maffei (regista) Dott.sa Rossella Ruggeri

immagini: case officina Villaggio Artigiano