L’edificio comunale Istituto Ramazzini, ora Casa protetta per anziani, riconosciuto di interesse culturale, non può essere sottratto – per più ragioni – alla funzione assistenziale ospedaliera. Inattuabile la convenzione con la Provincia per la conversione a sede di ampliamento dell’ITI E.Fermi, incompatibile con la struttura funzionale dello storico edificio.

Si sta avvicinando il momento in cui diverrebbe eseguibile la convenzione  (approvata dal Consiglio comunale il 31 maggio 2018) con la quale il Comune ha concesso in uso gratuito alla Provincia il complesso del Ramazzini per l’ampliamento dell’Istituto Fermi, impegnata la Provincia a eseguire a proprie cura e spese “gli interventi necessari per l’adeguamento dei locali al fine di un uso scolastico e direzionale”. L’immobile è ancor oggi sede della “Casa protetta per anziani Ramazzini”, ma la società cooperativa che l’ha in gestione ha ottenuto dal Comune la concessione di un’area per la costruzione di una nuova sede e i lavori al riguardo sono in fase avanzata, sicché è prossimo il trasferimento della attività della CRA, con la conseguente presa di possesso dell’edificio da parte della Provincia.

La lettura della delibera consiliare del maggio 2018 offre la certezza che la determinazione della nuova destinazione non sia stata preventivamente sottoposta al doveroso vaglio della Soprintendenza e dunque, priva della necessaria autorizzazione e perciò illegittima, la convenzione approvata dal Consiglio non può essere eseguita. E non è solo un ostacolo formale. La nuova e diversa destinazione con le radicali trasformazioni strutturali che comporterebbe non è compatibile con il carattere storico – artistico dell’edificio. L’organizzazione funzionale degli interni, la speciale tipologia, come analiticamente descritta nel provvedimento di verifica (precoce adozione a Modena del modello moderno di struttura ospedaliera che rifiuta l’assetto a vaste camerate per una articolazione in più minute unità di ricovero e cura), risulterebbe travolta dalla conversione degli spazi del corpo centrale ad aule scolastiche. Ma innanzitutto non può dirsi che l’immobile (misurato l’inserimento ambientale, con i minori edifici di servizio, entro il vasto giardino) abbia esaurito la funzione che è attiva dal 1915 e le ragioni che inducono il Comune proprietario alla diversa destinazione non meritano riconoscimento, perché fondate sulla mera onerosità della spesa necessaria per l’adeguamento dell’edificio alle esigenze attuali di  efficiente assistenza, nel rispetto della organizzazione degli spazi, interna e funzionale alla destinazione d’uso ospedaliera (relazione storico-artistica parte integrante del decreto – 4 settembre 2013 – di dichiarazione dell’interesse culturale). Quando è avvertita a Modena la esigenza di dar vita a un centro di assistenza e cura di speciali e diffuse patologie degli anziani.

Modena, 13 giugno 2023.

Italia Nostra, sezione di Modena

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