Ai musei l’intera fabbrica del Grande albergo delle Arti (ma non il piano terra che ha accesso da viale Vittorio Veneto e meglio si presta alla funzione espositiva).

Dodici anni (ormai) non sono trascorsi invano. Lo chiedeva Italia Nostra nell’Appello agli Amministratori comunali del gennaio 2006, condiviso da Accademia nazionale di scienze lettere e arti di Modena, Deputazione di storia patria delle antiche province modenesi, Consiglio del corso di laurea in scienze dei beni culturali della nostra Università: “Ai Musei l’intera fabbrica del Grande Albergo delle Arti”. Lo spazio lasciato dall’Ospedale Estense trasferito è l’occasione, si diceva, per ricomporre l’unità, nella integrale destinazione agli istituti culturali, del grandioso edificio settecentesco, scomposto, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, nelle due diverse funzioni. L’appello allora fu, nel silenzio, respinto. Neppure un cenno di ricevuta. Silenzio-rigetto mantenuto fermo fino al momento in cui fu abbandonato il proposito di trasferire nell’ex Ospedale Sant’Agostino l’intera Biblioteca Estense, siamo già nel 2016 inoltrato, e fu ottenuto il finanziamento straordinario dentro il progetto ministeriale sotto il titolo di promozione turistica dei territori dell’ex ducato. Per sfuggire al rigore della evidenza pubblica negli affidamenti, il progetto è stato assunto  in convenzione dalla privata Fondazione Cassa (che lo paga) e oggi è infine presentato con tanto di licenza della soprintendenza. La lunga attesa è dunque  soddisfatta, ma la coerenza interna e la funzionalità della soluzione è compromessa dalla riservata disponibilità ai servizi dell’azienda sanitaria proprio della porzione dell’edificio che meglio si presta all’impiego espositivo. Mentre rimane irragionevole, una impuntatura, negare la fisiologica espansione nei vani contigui proprio alla sola Biblioteca Estense, le cui esigenze di nuovi spazi funzionali erano state poste all’origine della stessa proposta del suo integrale trasferimento (oggi scongiurato) nel complesso dell’ex Ospedale Sant’Agostino.

Modena, 2 dicembre 2017.

Italia Nostra, sezione di Modena.

 

Leggiamo qui sotto l’Appello del gennaio 2006:

AI MUSEI L’INTERA FABBRICA DEL GRANDE ALBERGO DELLE ARTI

Si presenta oggi per Modena –e alla responsabilità dei suoi Amministratori – una straordinaria irripetibile occasione. Con il trasferimento nella nuova struttura sanitaria di Baggiovara, l’Ospedale Estense già ha lasciato in gran parte libero (e lo lascerà totalmente) il corpo retrostante del palazzo dei musei. Dopo quasi due secoli è dato dunque a Modena di ricomporre la unità funzionale della fabbrica settecentesca del grande albergo delle arti.

Con lungimiranza gli amministratori modenesi degli anni ottanta dell’ottocento concepirono l’impegnativo progetto del palazzo dei musei, dando ospitalità alla biblioteca e alle raccolte estensi, che -così superato il rischio del minacciato allontanamento dalla città- furono integrate nel tessuto vivo della comunità con un gesto di ideale appropriazione, e accostate, anzi raccordate, ai musei civici, all’archivio storico comunale, al museo del risorgimento, alla biblioteca Poletti.

La destinazione ad adeguata sede degli istituti culturali non richiese allora l’impiego del corpo retrostante dell’edificio, di cui fu attuata una diversa utilizzazione, quella assistenziale di ricovero per anziani. Mentre il necessario adeguamento a questa funzione fu rispettoso delle strutture settecentesche dell’edificio, la più recente conversione a sede dell’Ospedale Estense  ne ha invece alterato elementi essenziali, con la distruzione irreparabile del monumentale sistema di capriate lignee a sostegno della copertura, per ricavare un sottotetto presumibilmente agibile.

Già negli anni settanta del novecento, con il trasferimento del “ricovero”, era stata posta  la questione del recupero anche  di quella porzione dell’edificio per la espansione degli istituti culturali le cui esigenze di nuovi vitali spazi si erano necessariamente venute manifestando nel corso di un secolo. Esigenze queste che, benché riconosciute dagli Amministratori comunali, furono però sacrificate (fu assicurato allora, in via soltanto provvisoria) a una soluzione di emergenza che non ha certo soddisfatto il bisogno di una moderna struttura sanitaria, ma ha pregiudicato l’integrità della architettura settecentesca del Termanini.

Fu questo –crediamo – un errore che la città non deve oggi ripetere, tornando a negare agli istituti culturali del palazzo dei musei la espansione che ben può dirsi fisiologica negli spazi resisi disponibili.

Ma a giudicare dalla discussione avviata anche nelle sedi responsabili (e di cui la stampa cittadina ha dato atto) non pare che la questione sia stata affrontata con la necessaria consapevolezza dei suoi termini essenziali. Si prospetta un possibile trasferimento della Galleria Estense nel liberato edificio dell’ospedale Sant’Agostino (acquistato per tutt’altro dalla Fondazione Cassa di Risparmio), senza neppure interpellare chi ha la responsabilità istituzionale della direzione delle raccolte statali, né ricordare il patto siglato con lo Stato nel 1889 quando il Comune intese offrire una propria sede per il lascito estense. E il  dichiarato fine è quello di far fisicamente spazio nel palazzo dei musei (che così non potrebbe più intitolarsi), per esser liberi di destinare il corpo recuperato dal trasferimento dell’Ospedale Estense a sede indiscriminata degli uffici comunali  insediati da anni in un vasto edificio di periferia condotto in locazione.

A fronte della responsabilità di dotare la città di una sede finalmente degna della  qualità dei propri istituti culturali in un rapporto di feconda integrazione con quelli  statali (galleria e biblioteca estensi) e in continuità con la storia del “palazzo dei musei”, la opportunità offerta dalla nuova disponibilità all’interno del medesimo vasto edificio non può essere valutata come un tema di ordinaria gestione patrimoniale da affrontare secondo le esigenze di breve periodo e con  criteri di immediata convenienza economica.

L’associazione Italia Nostra si rivolge quindi agli Amministratori comunali, per certo consapevoli  che la più adeguata sistemazione degli istituti culturali -statali e civici- costituisce un obbiettivo primario nel governo della città, invitandoli ad avviare sollecitamente un rapporto di collaborazione  con le istituzioni statali cui appartengono la biblioteca e le raccolte estensi: perché si giunga alla elaborazione dell’impegnativo ma necessario progetto comune (anche finanziariamente condiviso) che destini a quello scopo tutti gli spazi della settecentesca fabbrica del grande albergo delle arti, oggi infine integralmente recuperati alla ormai storica funzione di palazzo dei musei. Di fronte al settecentesco ospedale, anch’esso recuperato ad una nuova destinazione culturale e con esso partecipe dell’unitario sistema di piazza Sant’Agostino.

ITALIA NOSTRA

Il direttivo della sezione modenese.

 

 

Si uniscono ad Italia Nostra nell’appello agli Amministratori comunali:

l’Accademia nazionale di scienze, lettere ed arti di Modena,

l’Associazione degli amici dei musei e dei monumenti modenesi,

la Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi.

 

Il Consiglio di struttura didattica per il Corso di laurea in scienze dei beni culturali dell’Università di Modena e Reggio Emilia così si è espresso sul medesimo documento:

“Il Consiglio di Struttura Didattica del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali e del Corso di Laurea Specialistica in Recupero e Conservazione del Patrimonio Archeologico dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, nel prendere atto del documento pervenuto, considerato che studenti e docenti dei Corsi sopra menzionati si giovano delle fondamentali opportunità offerte dalle Istituzioni culturali statali e civiche presenti nel Palazzo dei Musei della città di Modena, ritiene all’unanimità che quanto esposto nel documento suddetto possa essere argomento di attenta riflessione, di civile confronto e di auspicabile accordo tra le varie parti interessate, nella prospettiva di una salvaguardia dell’unitarietà delle Istituzioni Museali, Bibliotecarie e Archivistiche presenti nel Palazzo dei Musei, della loro storia e vocazione e della necessità di valorizzazione, potenziamento e ampliamento”.

 

Modena, 15 gennaio 2006.