L’Italia Nostra che ha bloccato la città. L’assoluzione che ha riacceso gli spiriti di intolleranza degli amministratori di ieri e di oggi.

Purtroppo le nostre denunce raramente hanno ritardato, non diciamo addirittura impedito, gli scempi. Non è stato così per il vero e proprio autodromo a Marzaglia,  potuto abilitare – sfrontata ipocrisia – come pista di guida sicura, oggetto di un affidamento privatistico dell’opera (una transazione!) che l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici ha dichiarato illegittimo per la concessa utilizzazione di beni pubblici. E realizzato dentro e contro il verde pubblico di un vincolo manipolato, cioè soppresso in modo surrettizio, in un allegato alla deliberazione consiliare di adeguamento del piano regolatore alla legge regionale urbanistica, adottata nei modi semplificati che non consentivano di introdurre alcuna rilevante variante.

Dalla nostra contestazione non un solo giorno di ritardo nella costruzione del “secondo più grande parcheggio interrato d’Italia” che ha distrutto l’Ottocentesco Ippodromo (il misurato spazio esterno del Foro Boario, parallela all’asse dello storico edificio quella della grande pista ellittica), sconvolto il sottosuolo archeologico mentre il colmo della voragine ricoperta è lievitato di quasi due metri. Malinconico il falso parco archeologico pensile, quasi tutte repliche le stele esposte. Molto discusso il servizio dato alla città da un’opera assai costosa e utilizzata a meno della metà della sua capacità funzionale, mentre ancora in crisi è la sua gestione dovuta passare di mano.

Del tutto indifferente alla protesta di Italia Nostra la demolizione di un pezzo del Parco della Rimembranza, per la concessione privatistica di un garage sotterraneo al palazzo ottocentesco che vi si affaccia, convertito alcuni anni or sono a condominio di lusso da sede della Questura che era stato: soppresso il soprassuolo arboreo del Parco, sulla soletta di copertura del sottostante garage il giardinetto recintato esibisce le finte aiuole che dissimulano le griglie di aerazione.

La fermissima opposizione della nostra associazione non ha ritardato di un solo giorno la infelice realizzazione della conversione privatistico-speculativa in residenza di alta qualità della Manifattura Tabacchi (la sede della storica emancipazione del lavoro femminile a Modena) per la quale Italia Nostra aveva proposto di farne la sede di un istituto scolastico/universitario, Come suggeriva la tipologia strutturale a vasti vani di laboratorio, ora cancellati dalla parcellizzazione in appartamenti. Fosse stato almeno un PEEP.

Se abbiamo poi contribuito ad arrestare la lottizzazione commerciale del Parco della Rimembranza, beh, è quanto ci si deve attendere dalla associazione costituita per la tutela del patrimonio storico e artistico. Continuiamo a credere che i chioschi in cemento armato dentro il monumentale parco lo abbiano gravemente danneggiato e ne tradiscano il carattere. La sentenza del Tribunale non ha chiuso la questione, sarà impugnata dal Pubblico Ministero, come è stato annunciato. Saremo presenti nel giudizio di appello dal quale ci attendiamo la decisione che metta in sicurezza il primo parco della città moderna.

E’ vero infine che due contestazioni di Italia Nostra hanno fermato i propositi della amministrazione comunale e l’hanno indotta a mutare consiglio, con soluzioni più ponderate, come ha implicitamente riconosciuto di recente l’Assessora alla urbanistica. Il piano particolareggiato approvato per l’ex AMCM è stato annullato dal TAR per ben sette motivi di contrasto con disposizioni normative e innanzitutto per l’insostenibile carico urbanistico (esorbitanti i volumi di edificato) in una zona già congestionata. E la stessa sentenza del TAR ha annullato anche la deliberazione della giunta comunale che aveva disposto la demolizione dei due più significativi edifici di quel complesso di archeologia industriale (l’originaria rimessa dei tram e la palazzina degli uffici, anni Cinquanta del Novecento, progettisti Pucci e Vecchi) quando ancora non era conclusa la questione controversa del loro interesse culturale.  E la demolizione fu attuata addirittura nottetempo, si ricorderà, nella pausa estiva alla vigilia della decisione che avrebbe riaperto il procedimento di tutela dei due edifici. Subito chiuso per la perdita del suo oggetto. Una demolizione corsara, illegittima, costosa, dicemmo fonte di responsabilità da danno erariale per gli amministratori che l’avevano disposta. Ora, non vogliamo dire che il merito sia di Italia Nostra, la vicenda può ripartire su fondamenti sicuri e virtuosi.

Tutti illegittimi (perciò annullati dal TAR con sentenza non impugnata né dal Comune né dalla Fondazione Cassa) i provvedimenti che avrebbero voluto dentro il complesso del Sant’Agostino le due biblioteche storiche, l’Estense e la Poletti, con il corredo delle due stralunate torri librarie. La decisione ha consentito alla amministrazione comunale di ripensarci e di far proprie le destinazioni che fin dal 2006 Italia Nostra aveva motivatamente, e allora senza successo, proposto. Portiamo lì la Galleria Civica e il Museo della figurina e diamo così alla Biblioteca Delfini tutto lo spazio, per essa vitale, disponibile nel Santa Margherita. Quindi nel Sant’Agostino non più polo librario ma polo della immagine. La questione tuttavia è ancora aperta perché il nuovo progetto portato alla conferenza di servizi non rinuncia (un puntiglio abbiamo detto, per non abbandonare del tutto la posizione) a voler lì qualcosa della Biblioteca Estense, la biblioteca moderna, dice l’anomalo accordo di procedimento Stato-Comune-Fondazione, difficilmente identificabile come un autonomo corpo dello storico istituto. E si vuol così mantener fermo il progetto architettonico, con la copertura del gran cortile della tenaglia settecentesca, riproposto e perfino esasperato nelle diffuse demolizioni/ricostruzioni e nella generale ristrutturazione degli interni. Sono modalità vietate dal piano strutturale urbanistico e non è data variante liberatoria se si tratti, come integralmente il complesso del Sant’Agostino, di immobili tutelati secondo il codice dei beni culturali.  Questi i rilievi che abbiamo inoltrato alla conferenza di servizi che ieri si è costituita e dalla quale (per insofferenza della pubblicità) Italia Nostra e gli Amici del Sant’Agostino sono stati esclusi.

E’ fermo il nostro convincimento che il progetto culturale per il Sant’Agostino negherebbe se stesso se pretendesse di imporsi (questo è il dichiarato fine dell’accordo di programma in variante al piano strutturale) non solo contro la insuperabile disciplina urbanistica, ma innanzitutto contro la cultura del patrimonio culturale e i principi del restauro architettonico. E, associazione rappresentativa degli interessi diffusi (di cui non abbiamo la disponibilità) alla legalità nella pubblica amministrazione e alla tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione, siamo impegnati a far valere quel convincimento anche con gli strumenti formali di legittima contestazione che ci sono dati dall’ordinamento.

 

Modena, 6 luglio 2017.