Macché sanzioni per la sopraelevazione del Novi Park, l’abbiamo anzi progettata proprio noi: parola della direzione regionale per i beni culturali

Comunicato stampa 

Apprendiamo dalla zoppicante nota diffusa alla stampa dalla Direzione regionale dei beni culturali il 6 maggio (benché rechi la data del precedente 17 aprile) che “a seguito del ritrovamento sull’area interessata di reperti archeologici e [senza preposizione?] alcune modifiche ai cavedi di areazione [ma meglio si sarebbe detto aerazione] si è reso necessario costituire un gruppo di lavoro composto da rappresentanti della Direzione Regionale, della Soprintendenza, del Comune di Modena e dell’affidatario dei lavori Modena parcheggi, che elaborasse una variante in corso d’opera”.

Misteriosa francamente la relazione dei ritrovamenti archeologici con i cavedi che attengono alla sicurezza della infrastruttura e sono elementi essenziali dell’opera, originariamente progettati secondo le vincolanti prescrizioni dei Vigili del fuoco.  E se le parole hanno un senso, il gruppo di lavoro si è costituito a modifiche avvenute (“a seguito”) dei cavedi, dunque la conclusiva autorizzazione è postuma, a cose fatte.

Del tutto inedita è poi la formula di una diretta partecipazione delle istituzioni della tutela alla progettazione dell’opera (in concessione, nella specie, ad impresa privata) soggetta alla loro autorizzazione. E’un singolare modello di tutela negoziata che invano si ricerca nel vincolante Codice dei beni culturali (altra cosa è la conferenza di servizi).

Ma è insieme, in fatto, un’assoluta novità: di una approvata variante in corso d’opera nessuno aveva prima d’ora parlato. Né l’Assessore, che anzi aveva lasciato intendere che quella sopraelevazione era così prevista fin dall’origine; né la Soprintendente, che, vinto un primo imbarazzato silenzio del suo ufficio, interpellata dalla stampa, aveva infine dichiarato ripetutamente che, all’oscuro della sopraelevazione, avrebbe disposto accertamenti al riguardo e si era posta il problema, se positivi, della possibile reintegrazione o, in alternativa, della applicazione di una sanzione pecuniaria. Dunque da quel “gruppo di lavoro” la Soprintendente dovette essere esclusa.

Ora la Direzione regionale assicura la preventiva autorizzazione alla variante, che la Soprintendente  evidentemente non si è resa conto di aver firmato. Così vanno dunque le cose nelle istituzioni della tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione. Italia Nostra è curiosa di leggere l’autorizzazione alla variante che se, come si assicura, preventiva (data cioè prima della impostazione della struttura di appoggio al fondo dello scavo, sulla quale si sarebbero misurati i due soprastanti piani del parcheggio), non può che risalire addirittura alla estate del 2009, a tutto concedere alla scorsa estate. E l’associazione, intervenuta nel procedimento, verificherà documentalmente lo sviluppo di questa tormentata vicenda di (negata) tutela, che il comunicato 17 aprile / 6 maggio non è certo valso a chiarire.

Modena, 10 maggio 2011.

Italia Nostra, sezione di Modena.