Dalla riapertura della galleria estense, nel rinnovato allestimento, la conferma del vincolo inscindibile – in quello stesso luogo, il palazzo dei musei – con la biblioteca estense.

Il ministro Franceschini dopo aver partecipato alla solenne riapertura della Galleria Estense (promossa in un ineccepibile allestimento a museo di interesse nazionale) è potuto scendere di un piano per entrare nella Biblioteca Estense ed ammirare le librerie settecentesche e la Bibbia di Borso.

Non ci interessa qui commentare lo stravagante proposito che gli ha suggerito quella visita, di mettere cioè subito a profitto “il più bel libro del mondo”, facendo pagare un biglietto come, ha detto, si fa all’estero per la visita dei tesori delle biblioteche storiche.

Ma certo forse inconsapevolmente il ministro ha sottolineato il vincolo inscindibile che lega le due raccolte palatine che insieme lì, nel Palazzo dei Musei, furono trasferite dal Palazzo Ducale, dove alla Biblioteca erano annesse le “minori” raccolte dei bronzi, delle gemme, delle monete. Un patrimonio storico unitario, nel quale Galleria e Biblioteca si integrano, i codici miniati, insomma, fanno tutt’uno con la quadreria e le altre raccolte. Né al ministro può essere sfuggito l’assetto monumentale della ospitalità data alla biblioteca nella sistemazione ottocentesca, con l’evidenza dei busti marmorei del Muratori e del Sigonio, commissionati da Francesco III allo scultore carrarese Cibei. Quale sorte attenderebbe questi busti, forse all’ingresso delle “lame librarie” che piacciono al ministro?

Nel riconoscimento della Galleria Estense come museo di interesse nazionale (unico nella intera regione) confermata nel rinnovato allestimento entro il Palazzo dei Musei Italia Nostra coglie la definitiva ragione del mantenimento nello stesso edificio, riportato alla dimensione originaria del settecentesco Palazzo delle Arti, dell’altra complementare raccolta palatina, la Biblioteca Estense.

Modena, 30 maggio 2015.

Italia Nostra, sezione di Modena.