Nel contesto dell’attuale dibattito sul progetto per il nuovo Sant’Agostino ci siamo resi conto che i modenesi, spesso anche gli stessi frequentatori degli istituti culturali, non hanno chiari i termini, le conseguenze, l’impatto che il progettato trasferimento delle Biblioteche Estense (statale) e Poletti (comunale) avrebbe in negativo. Vorremmo così porre l’attenzione sulle biblioteche, i loro patrimoni e i loro servizi. Abbiamo assistito negli ultimi anni al fatto che molte biblioteche –anche vicino a Modena- restaurate con consistenti investimenti pubblici e privati , si sono trovate nel giro di poco tempo ad avere problemi gestionali, soprattutto a livello di personale e di spazio.
Nel progettare un restauro come quello che si propone, occorre porsi il problema della funzionalità ordinaria per il personale, per i servizi e per i materiali.
Per quanto riguarda i materiali lascia quantomeno perplessi la soluzione delle lame librarie come depositi automatici: questi impianti all’avanguardia e spesso molto costosi, sono sconsigliati da un organismo internazionale come IFLA (che è l’Associazione delle 1500 associazioni di bibliotecari presenti in 150 paesi del mondo). Le ragioni tecniche principali sono il fatto che per una corretta conservazione di materiali cartacei e della pergamena i materiali devono stare in magazzini a temperatura e umidità relativa pressoché costanti e al riparo dalla luce. Torri trasparenti come quelle previste necessitano di speciali schermature e, visto il clima della nostra città, l’intero complesso deve essere climatizzato per molti mesi all’anno con consumi e costi energetici elevati.
Questi sistemi, come tutti gli impianti automatici, sono soggetti a guasti che, oltre a mettere a rischio i materiali, possono interrompere il servizio in qualsiasi momento. L’ossigeno nelle torri sarà ridotto al 15% per il rischio incendi e gli operatori della biblioteca non potranno intervenire manualmente in caso di guasto provocando interruzioni del servizio fino ad avvenuto ripristino.
Esiste un problema di personale che non si può risolvere con la messa in comune dei servizi di front –office e accessori (accoglienza, sorveglianza, guardaroba, bookshop, caffetteria): le biblioteche di cui parliamo si trovano ad avere già oggi personale tecnico-scientifico scarsissimo rispetto al potenziale delle collezioni. Infatti la presenza di bibliotecari professionisti, ancor più indispensabili in queste biblioteche di approfondimento e ricerca, non è garantita, stante la tendenza che osserviamo già in atto da parte del Comune di Modena a non sostituire i bibliotecari che vanno in pensione e dal vuoto completo che si sta creando alla Biblioteca Estense per gli stessi motivi.
Al Ministero per i Beni Culturali non si fanno concorsi per personale tecnico-scientifico da decenni e molto presto altri colleghi andranno in pensione svuotando completamente gli organici dell’Estense come di altre importanti biblioteche Italiane.
Se vogliamo valorizzare queste biblioteche occorre trovare nuovi spazi di sviluppo e avere garanzie che ci sia il personale professionale in grado di aiutare gli utenti a trovare quello che a loro serve. Gli spazi dell’ex-Ospedale Estense sono adatti a questo tipo di riuso, consentendo un ampliamento fisiologico e senza il trauma del trasloco di centinaia di migliaia di volumi (come Italia Nostra, inascoltata, da sempre ha sostenuto). L’Estense e la Poletti non sono biblioteche di pubblica lettura in cui l’immediatezza dell’offerta sembra essere sufficiente per qualsiasi esigenza, ma prevedono una presenza professionale ancora più consistente.
Se lo scopo dell’intera operazione è restituire alla città un complesso di eccezionale interesse architettonico e storico facendolo vivere tutti i giorni e tutto il giorno, la collocazione all’ex Sant’17Agostino di biblioteche di studio e ricerca non sembra la più adatta. Infatti biblioteche come la Poletti e l’Estense non possono attrarre centinaia di persone al giorno (come nella nostra città fa la Delfini), a meno che non diventino delle grandi sale lettura per chi legge libri propri o consulta Internet e solo secondariamente luoghi di studio per i materiali eccezionali che conservano.
Si corre quindi facilmente il rischio di spendere 62 milioni di euro senza raggiungere i risultati attesi.
Prendendo a modello le migliori esperienze di complessi riconvertiti ad usi culturali, il Museo della Figurina, la Galleria Civica e le raccolte di fotografia della Fondazione Cassa di Risparmio risultano certamente più adatte ad attrarre un ampio pubblico e a provocare forme di indotto creativo. Lo spostamento di queste Istituzioni avrebbe anche il vantaggio di liberare spazio per lo sviluppo della Biblioteca Delfini a Palazzo Santa Margherita. La soluzione che Italia Nostra aveva proposto pubblicamente (presente l’assessore alla cultura) già nel 2007.
Con alcuni dei milioni previsti per le torri e per i trasferimenti delle biblioteche si possono catalogare e digitalizzare decine di migliaia di libri, manoscritti e documenti, rendendo effettivamente disponibili per il mondo i materiali straordinari di queste biblioteche che non hanno solo “tesori “ ma migliaia di testi e immagini interessanti di ogni epoca. Si potrà così anche dare lavoro alle decine di bravissimi giovani già formati e specializzati che pure a Modena stanno abbandonando le professioni del bibliotecario o dell’archivista perché … non c’è lavoro.
Queste argomentazioni si aggiungono a quelle già espresse, e anch’esse decisive, sulla minaccia alla identità delle due storiche biblioteche e circa la conformità del progetto al sistema dei vincoli normativi in materia di tutela del centro storico, di restauro degli edifici monumentali, di corretta gestione dei patrimoni pubblici.
Modena, maggio 2014.
Il direttivo della sezione modenese di Italia Nostra.
Documento di sintesi
Cinque buone ragioni per non trasferire le Biblioteche Estense e Poletti all’ex- Sant’Agostino :
1. I depositi automatici previsti (le cosiddette lame librarie) non sono sicure per la conservazione dei materiali, impiegano quantità elevatissime di energia, non garantiscono la continuità del servizio di estrazione e ricollocazione dei libri; per tacere della loro altezza, in totale contrasto al piano regolatore.
2. Le biblioteche si possono espandere verso l’ex- ospedale Estense a costi molto più ridotti, senza traumi per libri e strutture, in modo “fisiologico”.
3. Il problema della scarsità di personale tecnico-scientifico che affligge le biblioteche non si risolve con lo spostamento di sede e anzi si aggrava in modo consistente.
4. Queste biblioteche, per le loro caratteristiche intrinseche, non possono attrarre centinaia di utenti al giorno come sarebbe auspicabile, visto anche il costo e la complessità dell’operazione proposta. Occorre considerare il trasferimento di altri Istituti Culturali, come la Galleria Civica e il Museo della Figurina.
5. Per valorizzare queste biblioteche la prima cosa da fare è un grande progetto di catalogazione e digitalizzazione che renda visibili sul web questi patrimoni, spesso unici, che potenzialmente interessano studiosi e ricercatori di tutto il mondo