Modena affronta le celebrazioni dell’Unità (150°) con il Museo del Risorgimento chiuso, anzi in pratica soppresso nel suo storico insediamento. Abbandonata anche l’idea di una esposizione temporanea sul Risorgimento modenese.

Certamente se non più convincente certamente più autorevole sarebbe la
lettera appello al Presidente della Repubblica per la Modena dimenticata
dalla Mostra torinese, se la città avesse potuto dire di avere per parte
sua responsabilmente celebrato il centocinquantesimo dell’Unità con il
ripristino del glorioso Museo del Risorgimento. Insediato nel 1926 nelle
sale più prestigiose a piano terra del Palazzo dei Musei (l’arredo
espositivo delle vetrine è disegnato per quegli spazi), è rimasto
oscurato, in pratica soppresso, dopo la chiusura del 1990. I giovani non
lo possono neppure ricordare e non sanno spiegarsi il perché
dell’elegante insegna lapidea che dice del Museo del Risorgimento
davanti alle sale che oggi ospitano l’officina — laboratorio del
Festival della Filosofia.
Il Sindaco, rispondendo al fermo richiamo della Direttrice dei Musei,
aveva informato che il Museo del Risorgimento “non tornerà nella sua
sede storica” perché “non avrebbe senso” e “sarà parte del percorso dei
musei civici”, “proprio per offrire [precisò] un percorso unificato
della storia modenese”. Non è questa la sede per discutere nel merito un
simile progetto (che non ci convince), ma è fuori dubbio che la sua
attuazione è rinviata a quando sarà risolto il problema delle ancora
incerte destinazioni degli spazi (la porzione del settecentesco Albergo
delle Arti, retrostante al Palazzo dei Musei) lasciati liberi dal
trasferimento dell’Ospedale Estense, ma tuttora in parte occupati dai
servizi dell’Azienda Usl.
Rimane dunque chiuso il Museo del Risorgimento nell’anno delle
celebrazioni, anzi è annunciato che sarà soppresso il suo insediamento
storico. Rinunciata anche l’annunciata manifestazione estemporanea con
la esposizione del nucleo più espressivo dei materiali del Museo, fatti
di recente oggetto di un esauriente censimento (dovuto all’Istituto
regionale dei beni culturali) e delle indispensabili cure manutentive.
Non può certo convincere la ragione che nel complessivo bilancio delle
disponibilità finanziarie, non solo pubbliche, della città (pensiamo
anche alla Fondazione Cassa di Risparmio) la straordinaria occasione
celebrativa non abbia saputo reperire le necessarie risorse.
Modena, 5 gennaio 2011.
Italia Nostra, sezione di Modena