Veduta della piazza Sant’Agostino con gruppi di figure, sec. XVIII, Museo civico di Modena.
Si discute a Modena sui modi di intervento nello spazio pubblico che nel centro storico si interpone tra i due edifici settecenteschi contestualmente eretti in attuazione della riforma della assistenza di Francesco III, l’Ospedale civile (ora, acquisito dalla Fondazione di Modena, sarà sede delle attività di Fabbriche Culturali AGO) e il Grande Albergo dei Poveri (ora Palazzo dei Musei, per Lapidario, Galleria e Biblioteca Estensi, Musei Civici, Biblioteca comunale Poletti e Archivio Storico Comunale).
Conclusa con successo la stagione estiva di spettacoli Sant’Agostino, una piazza per la cultura nell’allestimento estemporaneo (vasto palco e platea di sedute parterre) firmato dall’architetto Carlo Ratti, si è posto ora il problema del permanente assetto di quell’aperto spazio pubblico, oggi diviso tra la carreggiata asfaltata della Via Emilia (lungo il fronte dello storico Ospedale) e l’acciottolato che lambisce l’opposto fronte del Palazzo dei Musei, impropriamente adibito a parcheggio tassato per autoveicoli. Ebbene, lo scorso 7 ottobre, nell’incontro pubblico serata Piazza Idea promosso nell’ampio vano a piano terra del cantiere di AGO (recuperati gli alti spazi settecenteschi dell’ala che era stata l’Ospedale Militare), il Sindaco di Modena Massimo Mezzetti e l’architetto Carlo Ratti hanno dialogato sul futuro della piazza (così il comunicato stampa comunale), annunciando (il Sindaco) pedonizzazione/rimozione del parcheggio (entro il mandato, dunque 2029), e hanno concordato sulla importanza della presenza del verde come avviene in diverse città dove gli alberi sono i protagonisti di importanti progetti di riqualificazione con l’obbiettivo di migliorare la vivibilità urbana, aumentando le zone d’ombra che si rivelano utili in particolare d’estate. E perché la progettazione oggi deve essere partecipata se non proprio collettiva, l’Architetto ha chiamato la platea dei presenti a convalidare la scelta del verde per alzata di mano. Una selva di braccia, un plebiscito.
Si converrà sulla vaghezza (sulla banalità verrebbe da dire, perché no il verde?) della motivazione che varrebbe a mettere alberi, per stare a Modena, nella Piazza Grande sotto fianco sud e absidi della cattedrale romanica e in Piazza Roma contro il barocco Palazzo Ducale ora Accademia Militare. Non che nei centri storici non possano starci alberi come, sempre per stare a Modena, ci sono e debbono rimanere in Piazza Mazzini che,d’acqua sull’asseerrato Ghetto, divenne all’inizio del 900 un giardino protetto da cancellata in ferro battuto (sull’esempio delle piazze/giardino parigine e londinesi), ma sacrificato poi via via fino ad oggi il verde, spinto sul fondo, non risarcito dal velo d’acqua sull’asse della Sinagoga dell’estrema odierna sistemazione; in piazza Matteotti nel vasto guasto preparato per il vanamente vagheggiato Palazzo dell’Impero, dove sono cresciuti nel secondo dopoguerra maestosi platani; e sul tracciato del canale della Darsena che è oggi il viale Vittorio Emanuele II. Potrebbe forse divenire alberata anche Piazza XX Settembre – un irrisolto guasto ottocentesco – che pur comunica di sguincio con Piazza Grande. Insomma, ogni piazza, ogni luogo pubblico inedificato delle nostre antiche città, ha la propria storia che così lo ha caratterizzato e nell’assetto consegnato dalla tradizione deve essere fatto oggetto di misure di conservazione della dedicata speciale sezione del codice beni culturali.
Per le pubbliche piazze dei centri storici, tali rappresentate nelle tavole dei piani regolatori, neppure è necessaria la formale verifica altrimenti prescritta per i beni di appartenenza pubblica e ad essi equiparati, perché per esse la espressione dell’art.10, comma 4, lettera g), del codice (una testuale proposta di Italia Nostra alla Commissione che lo redasse) le affida alla tutela ex lege. La storia della piazza Sant’Agostino a Modena, anzi largo perché comprende anche lo spazio del corso della via Emilia che l’attraversa, ci è consegnato come spazio libero da ingombri visivi, vis à vis i fronti delle due grandi fabbriche settecentesche espressione del medesimo progetto urbano, trattata in acciottolato la superficie (anche nel corso della via Emilia prima della asfaltatura). Il programma più verde nelle città (cui siamo impegnati come paese dell’Unione) non obbliga certo ad applicazioni automatiche negli spazi di disponibilità pubblica, non mortifica il necessario discernimento della specialità dei luoghi, non prevale insomma sulla vincolante disciplina di tutela del patrimonio storico artico della Nazione di cui le piazze delle città di antica fondazione sono parte essenziale. Si consulti la iconografia storica di Piazza Sant’Agostino, la tardosettecentesca incisione del Silvestri (abbattuta con i Francesi di Napoleone la statua equestre di Francesco) e le rappresentazioni fotografiche da metà-ottocento. Di lì il progetto, se vuole essere di una piazza per la cultura e ci si convinca che gli alberi non sono compatibili (per usare le parole stesse dell’art.20 del codice), si mettono contro la cultura di questa specialissima piazza.
Modena, 14 ottobre 2025
Italia Nostra, sezione di Modena