6 giugno 2025
All’Assessore all’edilizia del Comune di Modena e ai Consiglieri comunali
Italia Nostra ha fatto conoscere (29 marzo) a Giunta comunale, quindi all’Assessore all’edilizia, prima di postarlo nel proprio sito e diffonderlo alla stampa (1° aprile), il Comunicato sulla ordinanza del Gip che non ha accolto la richiesta di archiviazione e ha disposto la prosecuzione delle indagini sui lavori in corso nell’edificio vincolato dell’ex Caserma Fanti, per accertare se sia stata in concreto osservata la disciplina edilizia del restauro scientifico (intangibilità dei prospetti esterni e della distribuzione degli spazi interni). Si tratta dello stesso accertamento, ma ora in sede penale, che l’ufficio tecnico comunale non intese compiere quando ricevette la segnalazione di inizio attività (la scia), nel dichiarato convincimento di essere esonerato da quell’adempimento perché il progetto aveva ottenuto l’autorizzazione della soprintendenza. È dunque contraddetta la posizione dell’Ufficio tecnico comunale, questo il rilievo politico della determinazione del GIP, non voluto cogliere nella risposta dell’Assessore. Che si domanda come si abbia avuta conoscenza della ordinanza: ne riferiva il comunicato pubblicato nel sito di Italia Nostra il 1°aprile, così fatto conoscere a tutti, e il giorno successivo ripreso dal Carlino, cronaca di Modena. Per comodità di lettura ne trascriviamo qui il testo.
I lavori in corso nell’ex Caserma Fanti. Lo ha deciso martedì scorso l’Ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari. Negata l’archiviazione richiesta dal Pubblico Ministero, le indagini debbono proseguire.
È necessario dunque accertare se per trasformare in condominio di lusso la Caserma Fanti sia stata osservata la disciplina edilizia dettata dal Comune di Modena per il restauro scientifico, con il divieto di modificare le facciate dell’edificio vincolato e di alterare la distribuzione interna degli spazi. E il decreto che riconosce l’interesse storico e artistico dell’Ex Caserma Fanti, se ne tenga conto, registra l’articolazione dei prospetti in tre ordini di aperture, finestre quindi anche al piano terra (e vuole rispettata la tipologia delle caserme militari della prima metà dell’Ottocento). Si deve in pratica indagare se sia stato commesso il reato di abuso edilizio e quello più grave di uso illecito di bene culturale.
Basta guardare, la facciata su via Saragozza è stata modificata, le piccole finestre al piano terra del partito architettonico vincolato dalla Direzione regionale beni culturali sono state trasformate in portoni di autorimesse e gli unitari vasti spazi interni (la vincolata tipologia) sono stati alterati, frammentati in 32 appartamenti in regime di condominio.
E’ fatta infine giustizia della posizione dell’Ufficio tecnico comunale che ha omesso di adempiere al proprio compito istituzionale di vigilare sulla osservanza della disciplina edilizia e anzi in conferenza di servizi ha abilitato la prosecuzione dei lavori di radicale ristrutturazione della Caserma, nell’erroneo – assurdo – convincimento che l’autorizzazione della Soprintendenza (non sovraordinata, come è stato anche di recente ripetuto, ma distinto autonomo ordine di competenze) prevalesse sulla vincolante disciplina edilizia comunale e avesse quindi esonerato dall’esercizio del compito di vigilanza.
Modena, 29 marzo 2025.
Italia Nostra, sezione di Modena.