Ricordiamo Mauro Canale, severo amico di Italia Nostra.

      Claudio Parmiggiani per Mauro Canale[tto]

Modena non può più contare sulla intelligenza, la cultura e la passione civile di Mauro Canale. Ci ha lasciato nei giorni scorsi. Studioso di storia dell’arte che aveva insegnato negli istituti d’arte, concluse l’impegno scolastico con la direzione qui a Modena del Venturi. La sorella Mirella ha voluto che giungesse a Italia Nostra il paesaggio veneziano che l’amico Claudio Parmiggiani aveva composto per lui sotto la insegna Italia Nostra in cubitali caratteri bodoni nella rossa coperta della rivista della associazione: della bustina gigante dei Minerva è rimasto un unico lungo fiammifero (riconoscibile il campanile di San Marco!), superstite dalle fiamme di un incendio per chi sappia vederle alla base  nei sottili filamenti legnosi lasciati dagli strappi, è il progetto per l’incendio del secondo campanile – paesaggio veneziano per Mauro Canale(tto) Claudio”, che spiega se ce ne fosse bisogno e  firma. Siamo  a fine anni Sessanta del Novecento, Claudio ha avviato con sicurezza la sua sorprendente ricerca d’artista e in quei giorni Mauro per Italia Nostra, riflettendo sull’originale compendio documentario da lui raccolto, motiva le ragioni per cui  nell’edificio modenese del Teatro Storchi (l’amministrazione comunale ne ha decretato la demolizione) si deve riconoscere  l’interesse storico e artistico che ne impone la tutela conservativa. E sul fondamento del suo saggio-relazione il Consiglio Superiore del ministero allora della pubblica istruzione fermerà per sempre i propositi distruttivi del teatro di Vincenzo Maestri.

Abbiamo titolato Mauro Canale severo amico di Italia Nostra, severo perché aveva voluto mantenere il distacco critico verso l’associazione e riservarsi il dissenso anche pubblico, come avvenne e fu aspro per il caso controverso dell’edificio dell’architetto ottocentesco (Francesco Vandelli) da lui amato e studiato, il Foro Boario, che avrebbe voluto fosse riportato alla forma originaria, aperti gli spazi dell’appoggio a terra come in un loggiato passante (e non si lasciò convincere dall’argomento che in quella forma l’architettura – se pur fosse con certezza così documentata – non aveva retto che poco più di un decennio e, convertita la funzione in quella militare, la storia dell’edificio da oltre un secolo lo aveva registrato e fatto giungere a noi con i fronti pieni e continui anche a terra). Ma fu solidale con Italia Nostra nella esigenza (rimasta poi insoddisfatta) di pieno recupero delle documentate forme originarie dell’edificio del Macello Estense, nel quale aveva saputo riconoscere, da stilemi suoi propri, il disegno dello stesso Vandelli.

E Canale fu il vero antagonista primario del disegno di un bizzarro apparato da cinema all’aperto con il quale il decostruttivista Gehry aveva inteso adempiere alla committenza comunale di una nuova moderna porta della città sul limite del Piazzale di Sant’Agostino (ma da oltre un secolo la città lì certo non finisce). Nessuna preclusione verso gli autentici e anche i più avanzati linguaggi della architettura di oggi, ma non per questo lasciarsi intimidire dalla celebrata autorevolezza dell’architetto del Guggeneim di Bilbao o ancor peggio, riflesso di provincialismo, a quel nome appendere il nuovo irrinunciabile prestigio per la città e  fosse pure come a Bilbao un provvidenziale richiamo turistico. La suggestione del nome chiude alla discussione nel merito del progetto che promuove Modena nella più avanzata modernità e travolge ogni questione di compatibilità con il carattere della piazza di Francesco III, sulla quale si attarda il Soprintendente. Italia Nostra fa propria la lucida analisi critica di Canale: sta alle intenzioni dell’architetto che dichiara di aver scelto dal proprio repertorio l’assetto per feste estemporanee e grandi eventi musicali da lui sperimentato a Los Angeles  nell’anfiteatro naturale sotto la collina di Hollywood, con il grande schermo per la proiezione (è la occasione dei Giochi Olimpici) di fantasmagorie di suoni e luci, genuino spettacolo di son e lumière. Conserviamo su questa vicenda i  testi di Mauro Canale e lì si salva la dignità della nostra civile città.

Lo ricordiamo cittadino colto che avvertiva la responsabilità politica della propria competenza di studioso, con Italia Nostra perciò impegnato a tradurre le sue conoscenze  nell’esercizio critico del governo della città.

Modena, settembre 2022

Italia Nostra Modena