Abusi nel Parco della Rimembranza: l’intervento di Elio Garzillo

sacrificioL’ AFFAIRE “PARCO DELLA RIMEMBRANZA”

L’opinione pubblica modenese ha preso molto sul serio l’Affaire Parco della Rimembranza e ne sta grattando le varie slide per capire cosa effettivamente contengano. E’ la stessa cosa, peraltro, che sta facendo la Procura della Repubblica, che ha deciso il sequestro delle strutture in via di realizzazione all’interno del “Parco” , anche se (formalmente) “autorizzate”.

Nel frattempo, la nuova Giunta Comunale -con un vero coup de fantaisie- sceglie invece di salvarne l’abusiva lottizzazione commerciale con una “modifica al regolamento urbanistico edilizio”, definita però  “precisazione” visto che le parole fanno paura ed è preferibile usare pudiche circonlocuzioni.

Per quanto la riguarda, la Soprintendente Paola Grifoni rilascia ancora una volta imbarazzanti interpretazioni sulla natura della tutela vigente sul “Parco della Rimembranza”, di cui non ci sarebbe per la verità necessità alcuna. E’ infatti vigente, su quel “Parco” dal nome teneramente leopardiano, una precisa dichiarazione di interesse datata 2005 ed emanata, peraltro, in esito ad un procedimento di verifica richiesto proprio dal Comune di Modena.

Il fine ultimo è quello di giustificare l’ingiustificabile, cioè l’avvenuta autorizzazione di interventi costruttivi che avrebbero dovuto essere respinti con scandalo. E, la Soprintendente, nelle sue dichiarazioni, vuole  ammorbidire, disinnescare, dare ad intendere che nessuno ha compreso a fondo i veri motivi delle sue molteplici autorizzazioni a (molto) “edificare per riqualificare”. Ma, del suo principale -praticamente unico- riferimento di legge, il “Codice dei Beni Culturali”, fornisce interpretazioni di fantasia (come quando ne esamina le fattispecie contenute nell’art.10).

Ipotizza, poi, di fantasiosi decreti di tutela “in cui è espressamente specificato il divieto di costruzione”…vorrebbe cioè regole tassative che la costringano ad agire come sarebbe opportuno facesse. Non cita mai l’obbligatorio art.20, che già invece le impone di non “adibire il bene ad usi non compatibili con il suo carattere storico o artistico oppure tale da recare pregiudizio alla sua conservazione”.  Cosa invece richiesta dal Comune, sotto le specie di vasta valorizzazione commerciale del “Parco”, ed inspiegabilmente dalla Soprintendente autorizzata. Un’autorizzazione, in evidente contrasto con le finalità stesse della tutela, “tendente a stravolgere l’identità del bene culturale privandolo di quelle caratteristiche di luogo storico e della memoria che gli sono state invece riconosciute per decreto”, come hanno deplorato di recente tanto il Gip quanto il Tribunale del Riesame.

Sentire gli organi della tutela dichiarare che “le aree tutelate degradate vanno riqualificate” edificando piuttosto che attraverso adeguato restauro lascia smarriti. Lascia interdetti poi la promessa (o la minaccia?) della Soprintendente che “inizieranno in ogni caso a breve i lavori anche accanto al Teatro Storchi, nonostante non rientrino nel Parco”.

Questa forma di squilibrio ha allarmato numerosissimi cittadini modenesi, quelli che, anche privi di particolari competenze,  di fronte alle edificazioni in corso, hanno avuto reazioni stupite ed indignate. E, con i cittadini, le Associazioni che della tutela hanno fatto e fanno la propria missione e bandiera, a partire da Italia Nostra. Non a caso ritenuta, da alcuni Soprintendenti, non un possibile efficace alleato in difficili battaglie comuni, ma la loro kryptonite. Da sfuggire, anzitutto evitando di fornire (per quanto possibile e spesso anche oltre) o negando ogni informazione, ogni documento, ogni accesso agli atti. E, comunque, evitando di dire alcunchè in maniera chiara e trasparente.

24 luglio 2014                                                                                                                                                   Elio Garzillo

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